Il fatto
06.06.2025 - 09:15
Anche dietro le sbarre, restano un pericolo per la collettività. È questo il giudizio netto espresso dal Tribunale di Roma – Sezione Specializzata Misure di Prevenzione – che, accogliendo la proposta del Questore di Latina, ha applicato la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nei confronti di due soggetti ritenuti ai vertici dell’organizzazione mafiosa radicata nel territorio di Aprilia e già travolta dall’operazione “Assedio” condotta nei mesi scorsi dai Carabinieri.
L’attività di prevenzione, avviata dalla Divisione Anticrimine della Questura di Latina, si è concentrata sui due indagati principali del sodalizio. Uno, secondo gli elementi raccolti, avrebbe coordinato l’intero sistema criminale nei periodi di assenza del “capo”; l’altro avrebbe avuto un ruolo centrale nella realizzazione dei cosiddetti “reati fine”, rendendosi parte attiva e operativa della strategia mafiosa sul territorio. Entrambi sono stati descritti come “esponenti rappresentativi del clan”, in grado di interfacciarsi con realtà criminali legate alle “mafie storiche” e radicati in modo tale da mantenere una capacità d’influenza anche durante la detenzione.
“Lo stato di detenzione – si legge nel provvedimento – non è sufficiente a scalfire i legami criminali consolidati”. Un’affermazione che la dice lunga sul livello di pericolosità attribuito ai due uomini, ritenuti capaci di mantenere controllo e consenso anche dall’interno delle mura carcerarie. L’istruttoria condotta dagli agenti della Divisione Anticrimine ha ricostruito una rete di rapporti e condotte caratterizzate da violenza, intimidazione e assoggettamento, tale da far emergere un quadro di omertà diffusa e sottomissione sociale.
Il Tribunale ha quindi stabilito per i due indagati – attualmente in custodia cautelare in carcere – l’applicazione della misura di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, per quattro anni nei confronti del presunto coordinatore e per tre anni nei confronti dell’altro soggetto. Le restrizioni entreranno in vigore al termine dell’attuale periodo detentivo.
La proposta del Questore di Latina rappresenta un tassello importante nella strategia di contrasto preventivo alle organizzazioni criminali, un ambito in cui la Polizia di Stato è chiamata ad agire non solo con attività repressive, ma anche con strumenti giuridici in grado di limitare la capacità d’azione dei soggetti ritenuti socialmente pericolosi. «È compito del Questore – evidenzia il comunicato – garantire la sicurezza e la tranquillità pubblica attraverso misure di prevenzione adeguate».
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