Da Vito Fabiano ad Antonio Pennacchi
23.06.2025 - 13:30
Insieme a quelli nazionali e mondiali, ogni città, paese e borgo ha i propri eroi da ricordare e celebrare. Strade, scuole, edifici comunali omaggiano la memoria di personaggi che hanno dato lustro e orgoglio alle comunità locali.
Se fosse per Wikipedia, le personalità illustri di Latina sarebbero ridotte ad un crescente stuolo di starlette dell’ultima generazione, qualche scrittore e un paio di politici. Fortunatamente l’enciclopedia popolare fa testo solo sul web, teso alla fenomenologia contemporanea piuttosto che al recupero della tradizione e all’esaltazione del ricordo. La memoria reale della città, l’ossequio ai suoi cittadini più meritevoli di degne citazioni, è conservata nelle mura stesse del capoluogo pontino. La traccia delle onoranze che la cittadinanza riserva ai suoi figli prediletti è sotto gli occhi di tutti: molte strade, caserme, impianti e istituti scolastici sono intitolati ad essi, sebbene non tutti i latinensi contemporanei sappiano chi siano stati, quale sia il motivo che abbia spinto i vari funzionari del Comune ad associare il loro nome a pubbliche occupazioni. Tra i personaggi immortalati da targhe comunali di vario genere spiccano i paladini della bonifica, l’epoca degli uomini eroici. Proviamo a ricordarne qualcuno
NATALE PRAMPOLINI
(Piazzale)
Il piazzale davanti lo stadio di Latina è intitolato a Natale Prampolini. Nato a Villa Ospizio, Reggio Emilia nel 1876 da famiglia di proprietari terrieri, si dedicò dapprima all’agricoltura ampliando la meccanicizzazione e l’impiego di concimi chimici, e successivamente alle bonifiche studiando e attuando opere in vari comprensori tra cui L’Agro Pontino. Quando nel 1918 il genio civile di Roma divise la zona della Palude Pontina in due comprensori, quello di Bonifica di Piscinara e quello di Bonifica Pontina, Prampolini assunse la direzione di entrambi i consorzi e le attività iniziarono nel 1923 per il primo e nel 1926 per il secondo. I compiti dei consorzi erano la bonificazione idraulica, la costruzione di una estesa rete di strade, di ponti, l’escavazione di canali collettori, l’installazione di vari idrovore per il prosciugamento dei terreni più bassi e la sistemazione dei laghi del litorale. Senatore del Regno nel 1929, presidente della Società italiana per gli studî di malaria, nel dopoguerra è stato presidente dell'Associazione Rinnovamento Agricolo. Cavaliere del lavoro dal 1920, fu insignito del titolo comitale nel 1940. Nel 1940 fu creato conte del Circeo da Vittorio Emanuele III. Fino al 1945 il piazzale era intitolato a Costanzo Ciano.
DOMENICO FRANCIONI
(Stadio Comunale)
Lo Stadio comunale di Latina non poteva non essere intestato a Domenico “Memmo” Francioni, indimenticato presidente e padre-fondatore del calcio a Latina. Era il 16 dicembre 1996 quando, nel corso di una cerimonia ufficiale, il Sindaco Aimone Finestra insieme alla signora Francioni, su proposta del presidente provinciale della FIGC Di Leginio, legò per sempre il nome di Francioni alla storia del calcio a Latina. Originariamente lo stadio fu fondato grazie ad un piano regolatore dell'antica Littoria nel 1932, e fu inaugurato nel 1935 sul progetto iniziale dell'architetto Oriolo Frezzotti per l'Opera Nazionale per i Combattenti come Stadio Comunale di Latina Italo Balbo ed era il primo impianto sportivo della città. Membro del Direttivo Provinciale di Littoria della FIGC, Domenico Francioni fu l’iniziatore delle attività calcistiche del capoluogo. A Memmo, creatore del calcio pontino, venne conferito l’incarico di costituire il comitato provinciale di Littoria dell’ULIC (unione liberi italiani del calcio) e la sottosezione del comitato italiano tecnico arbitrale. Francioni era un puro, per lui il calcio era una missione sociale e un modo per dare opportunità ai giovani di fare del sano sport. Maestro di vita, divenne esempio da seguire per diverse generazioni, per i quali era un secondo padre per la natura cordiale e l’innato buon senso.
ALDO MANUZIO
(Biblioteca Comunale)
Come per lo stadio intestato a Francioni, la biblioteca comunale non poteva non essere intitolata ad Aldo Manuzio, nato a Bassiano nel 1449 e quindi vanto dell’intera comunità lepina. Aldo Pio Manuzio è stato un editore, tipografo e umanista italiano. È ritenuto il maggior tipografo del suo tempo e il primo editore in senso moderno. Introdusse numerose innovazioni destinate a segnare la storia della tipografia. Il libro di piccolo formato era già stato realizzato e sperimentato, sia come manoscritto che a stampa. Manuzio lo fece diventare uno degli esemplari più stampati, intuendone probabilmente l'utilità. Quando Aldo Manuzio morì il 6 febbraio 1515, buona parte dell'impresa se ne andò con lui. Con Manuzio e con il Rinascimento nacque la grafica moderna, gli attuali caratteri di stampa moderni, che sostituirono quelli gotici.
La Biblioteca Comunale "Aldo Manuzio", situata in piazza del Popolo al piano terra dell'edificio dell'ex Albergo Italia, fu riaperta in seguito alla ristrutturazione post bellica nel 1957. Accoglie circa 45.000 volumi e il materiale in essa raccolto è collocato su mensole che sono direttamente raggiungibili al pubblico, pertanto si configura come una biblioteca a scaffale aperto. Negli anni sono state aperte sedi periferiche a Borgo Sabotino, Latina Scalo e nel quartiere Nuova Latina.
SANTA MARIA GORETTI
(Ospedale)
Punto di riferimento per la sanità a Latina e per buona parte della provincia, l’ospedale del capoluogo pontino è intitolato alla memoria di Santa Maria Goretti. Il nosocomio, i cui lavori iniziarono il 7 maggio del 1958 e terminarono il 23 marzo 1964 con il trasferimento di tutti i malati dalla vecchia struttura di via Emanuele Filiberto, fu inaugurato alla presenza dell’allora ministro Giulio Andreotti e fu subito dedicato alla martire bambina. Maria Teresa Goretti nacque nelle Marche a Corinaldo (Ancona) nel 1890 ma si trasferì in tenera età con la famiglia dapprima a Paliano nel Frusinate e successivamente a Le Ferriere. Nonostante la giovanissima età, Maria divenne oggetto del desiderio di Alessandro Serenelli, figlio di Giovanni e socio dei Goretti. Dopo essere stato respinto tre volte, colpì la giovane ferendola mortalmente con 14 fendenti. L’agonia di Maria durò 24 ore durante le quali ebbe la forza di preoccuparsi della sorte della mamma e dei fratellini oltre che a perdonare il suo assalitore: "Sì, per amore di Gesù, gli perdono e voglio che venga in paradiso con me". Il calvario di Maria Goretti cessò alle 15,45 del 6 luglio 1902. Il 27 aprile 1947, Maria Goretti, con dispensa dai miracoli, fu solennemente beatificata in S. Pietro a Roma da S.S. Pio XII. Il 24 giugno 1950, con lo stesso Pontefice avvenne la sua solennissima Canonizzazione.
GIOVANNI CENA
(Scuola e strada)
Il poeta, scrittore e giornalista è stato uno dei primi ad avere intitolazioni negli edifici della nostra provincia. Nel 1921 a Casal delle Palme venne eretta una delle prime scuole in muratura dell’agro pontino e l’epigrafe che fu installata recita così: “Poeta del cuore, buon cittadino della patria, amico fervente della scuola e dei lavoratori dell’Agro Romano”. Con queste parole viene ricordata la memoria di Giovanni Cena, testimone delle tristi condizioni di vita nelle paludi dell’agro romano e pontino. Nel 1904 nacque la collaborazione con il dottor Celli, fondatore della “società per gli studi contro la malaria” e da quel momento Cena iniziò a battersi per il risanamento e l’alfabetizzazione delle paludi pontine. Cominciò ad aprire scuole in capanne, chiese abbandonate, granai, vagoni ferroviari in disuso, grazie anche all’appoggio della Duchessa Caetani. In questa zona le scuole erano organizzate in funzione delle esigenze della popolazione, delle loro abitudini, di età e condizioni degli scolari; avevano inoltre programmi e calendari particolari: chiudevano in occasione dei grandi lavori sul fieno e sul frumento. Il programma di Giovanni Cena era moderno e rivoluzionario: andare tra la gente, cercare e non attendere gli alunni. Attualmente sono intitolate alla sua memoria sia la scuola media di via Lepanto, sia una strada nel rione Prampolini.
VINCENZO ROSSETTI
(Viale)
Tra i pionieri della bonifica, una menzione speciale la merita l’indimenticato medico Vincenzo Rossetti, coraggioso e eroico direttore dell’Ambulatorio del Quadrato (primo nucleo di fondazione della futura Littoria) che assisteva i “guitti” o gli operai impegnati nei durissimi lavori di bonifica. Nato a Terracina fine 800, è stato il primo medico di Latina, dove iniziò l’attività professionale dirigendo l’Istituto Antimalarico Pontino. La lotta alla malaria fu il primo obiettivo dell’opera di bonifica della pianura pontina e proprio l’istituto diretto da Rossetti iniziò un lungo lavoro teso a fronteggiare e risolvere il problema. Grazie ai lavori della bonifica integrale, nel giro di un decennio i casi di mortalità calarono quasi del tutto, nonostante sporadici focolai di ritorno che si manifestarono fino alla seconda guerra mondiale. “Dalle paludi a Littoria” - Diario di un medico 1926-1936, è un resoconto emozionante del percorso e dell’evoluzione del territorio pontino in piena bonifica dal quale emerge l’amore di Rossetti per la sua terra natia. Un percorso durante gli anni della lotta antimalarica, fatto di lunghi viaggi a cavallo nei territori nocivi per intrattenere rapporti con la gente del posto e con i colleghi degli altri dipartimenti ambulatoriali sparsi sul territorio. A Vincenzo Rossetti è intitolato il viale che collega via don Torello con via Tucci.
GIUSEPPE GIULIANO
(Scuola e Statua)
Una medaglia d’oro al valor civile, una statua di marmo elevata nel piazzale antistante Palazzo M e un intero complesso scolastico in via Cisterna, nel quartiere R6. L’omaggio della città di Latina alla memoria di Giuseppe Giuliano ha il carattere dell’indelebilità. Aveva undici anni lo sfortunato studente quando, il 6 maggio 1971, trovò la morte durante il tentativo di cattura di un pericoloso malvivente evaso dal carcere di Via Aspromonte dove il papà era agente penitenziario. Il ragazzo, figlio di genitori provenienti da Aversa, viveva in quel quartiere e stava giocando in via Mugilla con alcuni coetanei quando, nelle concitate fasi della sparatoria in cui tentò di rendersi utile, fu raggiunto dalle pallottole che lo colpirono a morte, gettando una intera città nell’angoscia. Quando un anno più tardi, in occasione delle celebrazioni dei quarant’anni di Latina, fu inaugurata la statua all’eroico giovane, fu l’allora sindaco Nino Corona a cercare una spiegazione per quella morte assurda: “La sua morte ed il suo sacrificio segnarono, per una città come la nostra, una tappa, sia pur dolorosa, di un cammino d’ascesa per tutti: un punto di riferimento costante per quanti sentono e credono che il sacrificio è uno degli atti più degni e sacri dell’uomo”.
DON CARLO TORELLO
Al primo parroco di Latina, figura religiosa di riferimento sin dai difficili tempi della bonifica, è dedicata la strada che, proseguendo via Cesare Augusto immette alla rotonda del Piccarello. Appartenente all’ordine salesiano, a cui fu affidata la parrocchia di San Marco il 23 novembre 1933, Don Carlo Torello, di origine piemontese, resse per vent’anni la principale Chiesa della città con una lodevole opera di assistenza materiale e spirituale verso una popolazione che viveva in condizioni difficili, dapprima nella complicata fase della bonifica, successivamente negli anni della guerra e della ricostruzione. Egli manifestò una umanità e una vicinanza con tutte le persone sofferenti, portando parole e mezzi di conforto e speranza verso i poveri e gli emarginati. Egli stesso visse in condizioni modeste, di lui si ricordano le lunghe giornate in bicicletta in visita per le strade dell’Agro. Nel 1953 venne richiamato a Roma e dovette lasciare Latina, dove vi fece ritorno nel 1965, sulla sedia a rotelle, per via dell’amputazione subita ad una gamba. Ciò non gli impedì di completare il suo percorso misericordioso nella sua terra prediletta. Poco prima di morire, il 13 febbraio 1967, chiamò il suo figlio spirituale Igino Valle chiedendogli di farlo restare per sempre nella “sua parrocchia”. Un anno dopo la sua morte, il suo desiderio diventò realtà e le sue spoglie tumulate in una colonna di pietra all’interno della Chiesa di San Marco
GIULIANO CARTURAN
(Piazzale)
Il Comando Provinciale dei Vigile del Fuoco si affaccia su Piazzale Giuliano Carturan. Non è un puro caso, ma un’associazione semplice e diretta con il nome scelto per questa piazza. Giuliano Carturan era un giovane vigile del fuoco pontino, che perse tragicamente la vita poco più che ventenne mentre stava operando un intervento di soccorso tecnico urgente. Nella notte tra il 14 e il 15 Gennaio del 1968 la Valle del Belice in Sicilia venne colpita da un terrificante evento sismico del decimo grado della scala Mercalli, che provocò 370 vittime ed oltre un migliaio di feriti. Una di queste vittime fu proprio il vigile Giuliano Carturan che, dieci giorni dopo la drammatica scossa, mentre operava un soccorso nel paese di Gibellina, tra i più disastrati, venne sorpreso dal crollo di un edificio pericolante. La sua morte, al servizio del Paese, non venne dimenticata e il 30 Agosto del 1970 gli fu conferita la medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione: “in occasione di un disastroso movimento sismico, si prodigava con eccezionale abnegazione e coraggio, unitamente ad altri colleghi, in estenuanti e rischiosi interventi di soccorsi in favore delle popolazioni colpite. Ogni 4 dicembre, in occasione di Santa Barbara la memoria di Giuliano Carturan viene commemorata con la deposizione di una corona di alloro al monumento del giovane caduto presso il Cimitero di Latina.
ACHILLE PORFIRI
(Strada)
E’ la via che separa l’Ospedale Santa Maria Goretti e il parco San Marco, quella che congiunge via Aprilia con viale Michelangelo Buonarrotti, la strada che Latina ha dedicato al ricordo di Achille Porfiri, commerciante nato nel 1906 e giunto a Littoria sin dai primi anni della bonifica, quando vendeva i propri tessuti nella bancarelle prima ancora di aprire il suo magazzino-negozio, uno dei primissimi della città, fino al 2009, anno della chiusura, un punto di riferimento per intere generazioni di latinensi. La qualità delle sue stoffe, la cortesia e la cordialità nei rapporti umani, hanno segnato la sua attività di commerciante ma anche uno spaccato sincero della prima comunità latinense.
Achille Porfiri è ricordato per la sua opera di munifico benefattore proprio dell’Ospedale cittadino, continuata anche dalla moglie e dai figli. Proprio ad uno di questi, Giorgio scomparso prematuramente, fu intitolato il Padiglione Porfiri nell’aprile del 1968, che si presentò come uno dei Centri Tumori più attrezzati d’Europa, e fu sovvenzionato continuamente in memoria del suo capostipite.
VITO FABIANO
(Scuola e Piazza)
A Vito Fabiano, primo medico condotto di Littoria, è dedicata la scuola Media di Borgo Sabotino, una piazza a Borgo San Michele, oltre che un busto bronzeo in piazza Dante. Originario dell’avellinese, Fabiano fu attivo nel periodo della bonifica dell’agro pontino, portando assistenza e cure ai tanti coloni che giornalmente si ammalavano di malaria, malattia che non dava tregua sin dai primi tentativi di insediamento umano. Egli svolse le sue mansioni con grande efficacia e uno spirito di adattamento fuori dal comune, considerando le condizioni improbe in cui era costretto ad operare ed è considerato uno dei benefattori dell’agro pontino. Latina gli ha sempre riservato una grande riconoscenza tant’è che nel 1980, in occasione del terremoto dell’Irpinia, un gruppo di volontari latinensi si fermò proprio a San Sossio Baronia, paese natale di Fabiano, per prestare soccorso alla popolazione colpita dal sisma e cercare di ricambiare l’affetto e il lavoro del medico nei duri anni della colonizzazione.
GIOVANNI BATTISTA GRASSI
(Scuola)
Uno dei due Licei scientifici della città è intitolato al professor Giovanni Battista Grassi, zoologo e malariologo di indiscussa fama mondiale, che operò come direttore sanitario dell’Istituto Nazionale Antimalarico, situato al Quadrato, negli anni dei primissimi tentativi di debellare la piaga provocata dalla zanzara anofele. Fu lui a identificare addirittura nel 1898 il trasmettitore del parassita della malaria nello stomaco delle zanzare del genere anopheles e ad illustrare il ciclo del plasmodio nel corpo dell’insetto. Fu sempre lui a disporre il servizio dei cursori negli anni della bonifica, personale medico che percorreva a cavallo diversi chilometri al giorno per assistere la gente che lavorava nei campi. Il Liceo Scientifico fu dedicato alla memoria di Giovanni Battista Grassi nel 1967 quando l’attuale edificio di via Sant’Agostino non era ancora stato costruito (lo sarà solo nel 1978) e le lezioni dei liceali si svolgevano nella cosiddetta Casa del Vescovo in piazzale delle Poste. Nell’indicazione del nome da dare al Liceo, il malariologo la spuntò su Marconi e Fermi, probabilmente per la connessione del suo operato con la terra pontina.
ANTONIO PENNACCHI
(Viale)
Allo scrittore pontino, premio Strega nel 2010 con il suo libro “Canale Mussolini” è intitolato il viale in precedenza chiamato Strada del mare, un tratto di via del Lido che porta al mare, quello compreso tra la rotonda Rossella Angelico e Capoportiere. Nato a Latina nel 1950 da una famiglia di coloni, affiancò la sua passione per la scrittura e per la politica al suo lavoro di operaio, in gran parte svolto presso la Fulgorcavi di Borgo Piave.
Oltre al romanzo con il quale ha vinto il premio Strega è ricordato anche per il suo libro autobiografico “Il fasciocomunista” vincitore del Premio Napoli e dal quale è stato tratto il film “Mio fratello è figlio unico” con protagonisti Riccardo Scamarcio ed Elio Germano. Di carattere vulcanico e spesso incline ad una dialettica incisiva, Pennacchi è stato anche un punto di riferimento per la politica locale, mettendo a frutto le sue esperienze e i suoi rapporti. personali
L'intitolazione del Viale è avvenuta il 18 dicembre 2023, in occasione del 91º anniversario della fondazione di Latina, per onorare il suo legame con la comunità e la sua storia.
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