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Qualità, tracciabilità, turismo e innovazione: il piano di Confagricoltura per l'olio pontino

Gli obiettivi: semplificazione amministrativa, regolarizzazione della produzione e incentivi

Qualità, tracciabilità, turismo e innovazione: il piano di Confagricoltura per l'olio pontino



La campagna olivicola 2025/26 nella provincia di Latina si apre con prospettive purtroppo ancora una volta non soddisfacenti. Dopo gli ultimi anni difficili, segnate da eventi climatici avversi e da una forte contrazione produttiva, non ci sono presupposti di un anno migliore degli ultimi 3-4 anni con condizioni primaverili di grande fioritura ma bassa allegagione.

Cambiamenti climatici, siccità e temperature elevate, hanno ridotto la produzione di olive in molte regioni italiane e nella nostra provincia dove quasi tutte le piantagioni centenarie, risentono la mancanza di prolungate basse temperature invernali e stagioni estive più fresche. Bassa produzione, bassa resa, spese elevate e impegno, sono alcune delle motivazioni del fenomeno continuo di “abbandono degli oliveti”, argomento che merita una forte attenzione e riflessione.

La provincia di Latina, con circa 7.400 ettari in produzione coltivati a olivo, oltre 2.000 aziende attive (dati Istat ultimo censimento ben 8.460 produttori, da precisare che vengono rilevate le aziende con superfici minime olivetate di are 20, ossia circa 2mila metri) e 37 frantoi, è un’area chiave dell’olivicoltura Laziale.

Le principali zone vocate si concentrano nelle aree collinari e pedemontane, in particolare lungo la fascia che va da Rocca Massima e Cori, fino a Minturno e Castelforte, verso sud-est, dove le cultivar autoctone danno origine a produzioni di altissima qualità.

In particolare, la varietà Itrana, simbolo del territorio, si è affermata a livello nazionale e internazionale per la sua capacità di esprimere al massimo il profilo aromatico dell’olio extra vergine dal fruttato medio-intenso, decisamente erbaceo con note di pomodoro verde, mandorla e carciofo. La coltivazione delle olive da mensa (Itrana bianca e Gaeta) è particolarmente importante per l’economia agricola della provincia di Latina.

Le produzioni monocultivar, ottenute da singole varietà in particolare “l’Itrana”, a seguire il Leccino e Frantoio, rappresentano oggi il vero punto di forza della nuova olivicoltura pontina: oli identitari, tracciabili, legati al paesaggio e alla cultura contadina locale. L’olio extravergine da monocultivar Itrana ha ottenuto importanti riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali, confermando l’altissimo potenziale qualitativo dell’area.

Nonostante ciò, il comparto fatica a esprimere pienamente il proprio valore economico. La frammentazione produttiva, l’insufficiente organizzazione commerciale e la sottodichiarazione dei volumi reali – con una parte significativa di olio venduto fuori dai circuiti ufficiali – continuano a rappresentare un freno alla crescita. Queste pratiche, alimentate da margini ridotti e carichi burocratici eccessivi, danneggiano i produttori virtuosi e ostacolano l’accesso a fondi pubblici e misure di promozione.

“Per questo – spiegano il presidente di Confagricoltura Latina, Luigi Niccolini e il direttore Mauro D’Arcangeli - è necessario un piano di rilancio basato su più direttrici: semplificazione amministrativa, regolarizzazione della produzione, incentivi agli investimenti tecnologici e alla riconversione varietale, sostegno alla filiera corta, rafforzamento della DOP Colline Pontine e delle certificazioni di qualità. Fondamentale anche il supporto alle imprese per lo sviluppo dell’oleoturismo e per il posizionamento del prodotto nei canali HoReCa e GDO premium, con particolare attenzione alla comunicazione delle specificità territoriali. Il consumatore oggi cerca autenticità, tracciabilità e salubrità – sottolineano ancora Niccolini e D’Arcangeli – e il nostro territorio ha tutte le carte in regola per intercettare questa domanda. Ma serve una regia condivisa che metta al centro il lavoro agricolo, la sostenibilità e la valorizzazione del patrimonio rurale. L’olivicoltura pontina – concludono - ha già dimostrato di saper produrre eccellenza. Con un adeguato supporto istituzionale e una strategia orientata al mercato, si può ripartire con un nuovo ciclo di crescita, fondato sulla qualità, sulla trasparenza e sul legame profondo tra olio e territorio”.

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