Cronaca
09.09.2025 - 08:00
L’esplosione di una bomba nel porticato del civico 10 di via Guido Rossa con ogni probabilità rappresenta solo la punta di un “iceberg” ancora difficile da quantificare per dimensioni. A rivelare le tensioni pregresse che potrebbero avere prodotto la prima reazione esplosiva di fine estate, è il ritrovamento di tre bossoli di pistola ieri pomeriggio lungo un vialetto delle stesse case popolari comunemente chiamate dai latinensi “palazzi Arlecchino”. A fare la scoperta nel corso di un accurato sopralluogo, sul lato opposto rispetto all’attentato di domenica mattina, ovvero lungo via Galvaligi, sono stati gli investigatori dei carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Latina. Di resti di cartucce esplose ne sono stati trovati tre, due proprio sull’asfalto della stradina interna, leggermente danneggiati dal passaggio dei veicoli, più uno intatto, adagiato tra l’erba dell’aiuola. Sono stati sequestrati e verranno analizzati nell’ambito di un’indagine che ipotizza una circostanza altrettanto inquietante dei fatti precedenti: in quel luogo si è consumata una sparatoria, presumibilmente nelle ore notturne, nei giorni scorsi o persino nelle settimane passate, anche se non è chiaro contro chi o cosa.
I militari dell’Arma diretti dal tenente Nicola Pantano ieri erano intervenuti per monitorare la zona proprio alla luce dell’attentato del giorno prima, quando si sono imbattuti in un primo bossolo. Il successivo sopralluogo ha permesso di trovare anche gli altri. La circostanza che in quel punto sono stati esplosi certamente dei colpi di pistola, una sequenza di almeno tre spari, se non di più, è sintomatica del controllo che riesce a esercitare, in quel rione, il sodalizio emergente composto dai giovani narcotrafficanti che ha trasformato il complesso in una vera e propria piazza di spaccio. Non tutti i condomini si prestano alle attività illecite, anzi molti di loro vivono sulla loro pelle i problemi di un quartiere controllato in maniera quasi “militare”, ma tra loro serpeggia comunque la paura e l’omertà in molti casi prevale.
In ogni caso l’ipotesi che all’ombra dei palazzi “Arlecchino” possa essersi consumata una sparatoria, non fa altro che sostenere le prime ipotesi degli investigatori sul movente dell’attentato di domenica mattina in via Guido Rossa. Perché a quanto pare il gruppo criminale che controlla quella piazza di spaccio avrebbe esagerato con le azioni di forza per imporsi su cattivi pagatori e concorrenti. Monitorando quel contesto criminale, è trapelato un panorama sommerso di pestaggi e minacce con la pistola in pugno, che hanno alimentato un vero e proprio clima di tensione, fino a scatenare quella che appare come una guerra per il controllo dello spaccio. Come dire, chi ha deciso di dare un segnale a quei giovani con l’esplosione della bomba, lo ha fatto sicuramente per trasmettere loro un messaggio. Una ricostruzione, questa, suggellata dal ritrovamento di tre pistole di provenienza illecita e munizioni in una cantina in uso a molti condomini, nello stesso stabile dove domenica mattina si è consumato l’inquietante attentato e dove vivono alcuni gregari della rete di pusher del rione.
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