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Il fatto

Due bombe diverse per gli attentati

Al vaglio l’ipotesi di un botta e risposta tra gli episodi dei palazzi “Arlecchino” e via della Darsena

Due bombe diverse per gli attentati

L’analisi delle tracce lasciate dagli ordigni esplosi domenica è un passaggio tanto scontato, quanto doveroso. Gli investigatori dei Carabinieri infatti intendono verificare la tipologia di bombe utilizzate per gli attentati che hanno rivelato la tensione in atto nella mala latinense, con lo scopo di capire, per ora indirettamente, se provengono dallo stesso contesto criminale oppure, come sembra più probabile, se siano state piazzata da mani diverse.

E stando alla natura delle tracce trovate nei luoghi scelti per le azioni intimidatorie, sembra proprio che siano stati fatti esplodere due ordigni diversi. Certo, il materiale raccolto dai militari dell’Arma è ciò che è rimasto dopo le esplosioni, ma i frammenti degli involucri e le polveri rimaste nelle adiacenze, rivelano differenze sia nella fattura, definita artigianale, che nella carica esplosiva, leggermente più potente nel secondo caso. Insomma, quello di tre giorni fa sembra essere stato un botta e risposta nel bel mezzo della guerra per il controllo dello spaccio.

Non è ancora chiaro se le bombe esplose domeniche siano direttamente collegate con quelle, una inesplosa, utilizzate a maggio per le prime due pesanti intimidazioni. Sicuramente tutti gli episodi fin qui registrati dall’inizio dell’anno testimoniano il fermento che la criminalità latinense sta vivendo: non sembra essere un caso che l’escalation di episodi è iniziata dopo una serie di scarcerazioni importanti. In ogni caso l’ordigno esploso alle 5 del mattino di domenica al civico 10 di via Guido Rossa sembra essere un segnalare rivolto al sodalizio emergente che ha messo in piedi una piazza di spaccio imponente complesso popolare dei palazzi Arlecchino, un gruppo di trafficanti di droga composto da giovani che si sono suddivisi ruoli e strategie, ma soprattutto hanno acuito la tensione con azioni feroci, come pestaggio e intimidazioni con le pistole in pugno.

La bomba esplosa poco dopo la mezzanotte, a distanza di meno di ventiquattro ore dalla prima, sembra quindi essere la conseguenza della prima. Una sorta di reazione, con un ordigno persino più potente, per lanciare un segnale: chi ha pianificato la reazione esplosiva all’attentato del mattino, voleva dimostrare certamente di non temere l’intimidazione subita e in qualche maniera era intenzionato a rivelare pubblicamente la fazione opposta. Un’ipotesi questa, per ora, piuttosto concreta.

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