Cronaca
20.09.2025 - 09:30
Raccoglievano carote e ravanelli in campagna. Dalla mattina al pomeriggio inoltrato. «Ci portavamo il pranzo da casa, quando facevamo la pausa mangiavamo per terra. Quanto prendevo all’ora? Mi davano 4 euro e ogni mille mazzetti di carote raccolte mi davano 40 euro, lavoravo dalle sette di mattina fino alle cinque di pomeriggio e c’era una pausa per il pranzo verso mezzogiorno. Sui furgoni quando ci venivano a prendere per andare a lavorare nei campi, non avevamo posti a sedere, eravamo uno sopra l’altro». E’ il toccante e drammatico racconto di un uomo originario del Bangladesh che ieri mattina ha deposto in Tribunale, davanti al Collegio Penale presieduto dal giudice Mario La Rosa nel processo per caporalato che vede imputate 18 persone.
I fatti sono avvenuti nel cuore dell’ Agro Pontino, tra Sabaudia, Latina, San Felice Circeo, Terracina, Pontinia, Maenza a partire dal 2019 e sono stati cristallizzati in una indagine della Polizia. In aula sono stati ascoltati diversi testimoni, di cui uno anche con l’ausilio di un interprete che ha risposto alle domande del pubblico ministero Marco Giancristofaro, titolare dell’inchiesta. «Quando andavamo al lavoro sui furgoni che ci portavano in campagna, non avevamo un posto ma eravamo di solito uno sopra l’altro anche 20 persone», anche questa circostanza contestata nel capo di imputazione, è stata confermata dai testimoni. I soldi che guadagnavo, li mandavo ai miei familiari, lavoravamo sette ore».
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