Il fatto
03.10.2025 - 10:30
Il Procuratore presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza del Tribunale di Cassino con cui fu assolto il trentacinquenne di Minturno accusato di violenza sessuale sulla figlia della compagna del padre, minorenne all’epoca dei fatti.
Il verdetto di primo grado è del 25 marzo scorso e il ragazzo era stato assolto perché il fatto non sussiste, mentre la Procura di Cassino aveva insistito per la condanna legata al reato di violenza sessuale continuata nei confronti di persona minorenne; peraltro alcuni reati erano avvenuti quando la vittima aveva meno di dieci anni.
Le contestazioni derivavano da una informativa dei carabinieri di Poggio Renatico (Ferrara), dove la ragazzina abitava con la madre al momento della denuncia e a qualche anno di distanza dal trasferimento da Minturno. Erano passati circa nove anni dalle violenze e la denuncia scaturì dall’assistenza psicologica fornita dalla scuola frequentata dalla ragazza, con l’ausilio di un neuropsichiatra.
Secondo le motivazioni della sentenza del Tribunale di Cassino il narrato era stato privo di specificità tale da contestualizzare nel tempo e nello spazio gli episodi riferiti, anche a causa del notevole lasso di tempo trascorso tra la collocazione di quegli eventi e il momento delle dichiarazioni, per cui non potevano escludersi possibili sollecitazioni e influenze di fattori esterni.
Inoltre, sempre in base alle motivazioni, «la descrizione fornita dalla parte offesa appariva generica e poco circostanziata ‘ essendosi la dichiarante limitata ad asserire, peraltro in modo scarno e privo di dettagli, piuttosto che a descrivere i tempi, le modalità e i dettagli degli episodi contestati”». Per la Procura generale presso la Corte d’Appello però ci sono ancora una serie di motivi da valutare a carico del pastore di Minturno.
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