Cronaca
19.10.2025 - 11:00
A tre giorni dall’attentato davanti all'abitazione di Sigfrido Ranucci, le indagini proseguono in una cornice di massimo riserbo. La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che coordina il fascicolo, ha tracciato alcune ipotesi investigative – nessuna delle quali esclusiva – ma che sembrano convergere tutte intorno a un elemento comune: gli interessi toccati dal lavoro giornalistico del conduttore di Report.
Non una pista unica, dunque, ma più traiettorie che finiscono per intersecarsi, soprattutto laddove inchieste e retroscena raccontati in televisione hanno toccato snodi delicati di potere, economia e criminalità. Aspetti, anzi piste, in parte confermate anche da Ranucci dopo l’audizione davanti ai pm venerdì pomeriggio.
Una delle ipotesi più discusse nelle ultime ore riguarda il quadrante del litorale romano, tra Ostia, Torvajanica e il porto di Fiumicino. Proprio su quel territorio, Ranucci e la sua squadra di giornalisti hanno puntato le telecamere, in passato e – secondo quanto trapela – anche in tempi più recenti. L’attentato potrebbe non essere stato una ritorsione per qualcosa già andato in onda, ma un gesto preventivo, volto a fermare – o almeno rallentare – un lavoro ancora in corso. Ma il litorale è solo un possibile snodo. Gli inquirenti non escludono, anzi stanno valutando con attenzione, altri contesti scaturiti da inchieste passate su nomine, appalti e ambienti istituzionali. Piste diverse, ma che ruotano tutte attorno a contenuti già trattati – o in fase di approfondimento – da Report. Perché l’ordigno esploso davanti all’abitazione di Campo Ascolano è soltanto l’ultimo atto intimidatorio nei confronti di Ranucci.
Nel frattempo, i rilievi tecnici proseguono: gli artificieri hanno raccolto i resti dell’ordigno, un esplosivo artigianale ma potenzialmente letale, e si stanno analizzando le immagini delle telecamere installate nelle vie attigue. Al momento nessuna rivendicazione o messaggi da parte di esecutori o mandanti, ma il profilo dell’attacco – per modalità, obiettivo e contesto – ha convinto gli inquirenti a inquadrare il reato nella cornice del “metodo mafioso”. Per questo la scorta al giornalista è stata rafforzata al massimo livello. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha disposto un incremento delle misure di protezione, sottolineando l’importanza di tutelare chi, con il proprio lavoro, mette a rischio interessi potenti e spesso oscuri. Ranucci, già sotto scorta da anni a causa delle minacce ricevute per le sue inchieste, ha confermato la propria determinazione nel suo lavoro tra gli applausi e il sostegno delle tantissime persone che ieri mattina hanno manifestato a Campo Ascolano.
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