Il fatto
04.11.2025 - 06:30
									L’incessante attività di monitoraggio dei luoghi finiti al centro di interessi illeciti, tanto da diventare teatro degli scontri tra le fazioni emergenti che si contendono il primato nello spaccio, passa anche per la verifica dei benefici di cui hanno goduto famiglie e soggetti che si sono prestati al servizio dei trafficanti di droga. È il caso del rione popolare dei palazzi Arlecchino, dove ieri i carabinieri della Compagnia di Latina e l’Ater hanno liberato un alloggio pubblico, tolto a due fratelli spacciatori di 50 e 60 anni coinvolti in una delle prime operazioni antidroga in quella che si è poi rivelata essere una vera e propria piazza di spaccio. Per loro è scattata la decadenza dell’assegnazione della casa popolare, perché la utilizzavano per svolgere attività illecita, ossia la detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Il loro arresto risale al febbraio dello scorso anno, quando ancora non era scoppiato il caso dei palazzi Arlecchino, ma gli investigatori dei carabinieri avevano già messo gli occhi su quella zona, intuendo che stava diventando la piazza di spaccio emersa dopo. Basti pensare che quelli furono i primi due arresti di sei pusher eseguiti dalle forze di polizia nell’arco di tre mesi, ai quali sono seguite le più recenti operazioni scattate dopo la serie di attentati esplosivi che hanno colpito anche la fazione di trafficanti che controlla quella zona.
La sera del primo febbraio, durante un appostamento in via Guido Rossa, i carabinieri notarono movimenti sospetti. Intervenendo, riuscirono a bloccare i due fratelli di 50 e 60 anni, mentre i due gemelli ventenni Spinelli sospettati di essere i loro fornitori riuscirono a scappare. Successivamente tutti e quattro sono stati rinviati a giudizio, ma i primi due quella sera finirono in manette, perché dentro casa, l’alloggio popolare appunto, nascondevano dosi di cocaina e crack per un totale di quattro grammi, oltre a 1.500 euro in banconote di piccolo taglio.
In seguito, i carabinieri di Nucleo Investigativo e Sezione Operativa della Compagnia hanno segnalato l’attività illecita al Comune che, attraverso l’Ufficio Casa, ha vagliato la posizione dei due beneficiari della casa popolare, stabilendo la decadenza dell’assegnazione, in virtù della legge regionale in materia che lo prevede nel caso in cui l’assegnatario svolga attività illecita all’interno dell’immobile pubblico a lui affidato, ovvero che sia accertato dall’autorità giudiziaria. Quindi l’atto del Comune è stato eseguito ieri, quando la casa liberata è stata affidata all’Ater per i lavori di sistemazione in vista dell’assegnazione dell’alloggio agli aventi diritto.
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