Eduardo Marano e Patrizia Licciardi hanno potuto costruire un notevole patrimonio immobiliare grazie anche agli affari compiuti imponendo la forza intimidatrice del loro clan, anche condizionando le aste giudiziarie. Ma da soli non sarebbero riusciti ad accumulare un tesoro stimato in undici milioni di euro di beni: le connivenze assicurate dalla gente pontina ha assicurato loro vent’anni di affari e impunità. Hanno potuto contare su una serie di fidati prestanome, tutti locali, ma il fulcro del loro successo è Michele Minale, titolare di un’agenzia immobiliare finito agli arresti domiciliari proprio perché indiziato di avere favori gli affari mafiosi della famiglia napoletana di Secondigliano che aveva allungato le proprie mani su Terracina.
L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che ha portato agli arresti dell’operazione Porta Napoletana, ha potuto contare sulla scrupolosa attività di intercettazione e verifica dei carabinieri del Nucleo investigativo diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise, ma ha potuto documentare l’ascesa degli affari dei Licciardi Marano grazie a una vecchia inchiesta che si era chiusa senza l’applicazione di misure cautelari. Parliamo di un procedimento nato nel 2015 che ha documentato la turbativa di un’asta immobiliare nell’ambito di una vendita giudiziaria. Secondo quanto prospettato all’epoca dagli inquirenti, poi confermato dai riscontri più recenti, gli esponenti del clan di camorra trapiantati a Terracina riuscirono ad acquistare un immobile nel 2016 al prezzo di 155.000 euro, per poi rivenderlo nel 2023 con un valore di 255.000 euro.
Eloquente l’intercettazione del novembre di dieci anni fa di una conversazione tra Eduardo Marano e la moglie: «...È una bella botta! Grazie al fatto che ho Michele dietro per esempio sto fatto... lui viene, compriamo questa cosa... ti ricordi abbiamo avuto 70.000 euro per uno, e so’ soldi! se tu... ti entrano 120 o 130...hai capito? Piove o non piove! Perché quello Michele è il numero uno a Terracina a livello di queste cose… non lo supera nessuno… Michele, per esempio, pure se deve fare qualche asta, per esempio, come devo dire, con le buste chiuse come abbiamo fatto adesso, Michele dice: “metti questa cifra qua” hai capito! Poi per esempio ci sta qualche asta che ci stanno altre persone, lui lo sa… lui glielo dice: “allora ci sta Patrizia Licciardi, vedi tu adesso come devi fare” e tu già vai sotto e dici guarda questa è una cosa nostra...». Quindi basta pronunciare il nome del clan per scoraggiare i concorrenti.