L'opinione pubblica non è rimasta indifferente alla tragedia di Cisterna consumata per mano del carabiniere Luigi Capasso che il 28 febbraio ha ferito gravemente la moglie a colpi di pistola e ucciso le loro due figlie prima di togliersi la vita, ma quei fatti non sembrano avere scalfito l'ostinazione di mariti violenti e stalker. Anzi, per qualcuno di loro ha finito con l'esaltare i toni dei maltrattamenti. Assurdo, ma vero.
Giusto venerdì la Questura dava notizia di un arresto e di una serie di misure cautelari tra le quali un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla convivente, a carico di un uomo di 47 anni, M.L. le sue iniziali, denunciato a piede libero appunto per maltrattamenti in famiglia e minacce gravi. Proprio tra le righe della denuncia presentata dalla vittima, che ha permesso alla Squadra Mobile di intervenire, emerge un particolare inquietante: secondo la versione dei fatti resa dalla donna, il compagno l'avrebbe vessata pronunciando minacce del tenore di «Ti faccio fare la fine di quella di Cisterna» alludendo proprio alla strage di fine febbraio. Potrebbe trattarsi di una frase pronunciata senza troppa convinzione, ce lo auguriamo, ma un particolare ha fatto saltare dalla sedia gli investigatori che avevano raccolto lo sfogo della poveretta: il padre del convivente possedeva regolarmente un gran numero di armi e munizioni, un vero e proprio arsenale del tutto regolare perché accumulato per questioni lavorative. Fucili e pistole non erano nella disponibilità del marito violento, ma in virtù del fatto che l'uomo dovesse essere allontanato al tetto coniugale, i poliziotti non hanno potuto escludere la possibilità che M.L. tornasse a vivere in casa dei genitori dove erano conservate le armi paterne. È scattato così il sequestro a scopo precauzionale.