Cronaca
27.04.2019 - 08:30
E' stata una campagna di attacchinaggio abbastanza produttiva quella delle comunali del 2016 per i «ragazzi» del clan Di Silvio. Venticinquemila euro intascati da un candidato sindaco di una lista civica in corsa a Terracina; trentasettemila euro versati da un imprenditore di Latina che teneva molto al successo di un candidato, un suo commercialista, al consiglio comunale del capoluogo.
In tutto, se dobbiamo fidarci della memoria di Agostino Riccardo, all'epoca uomo di fiducia della famiglia Di Silvio e addetto alle estorsioni e al recupero crediti, oggi collaboratore di giustizia, il gruppo criminale era riuscito ad intascare sessantaduemila euro per attaccare i manifesti, per garantire che non venissero coperti da quelli di altri candidati, e anche per acquistare voti al prezzo di cento o centocinquanta euro per ogni preferenza. Riferisce il pentito che l'imprenditore Raffaele Del Prete lo avrebbe convocato per parlargli della compravendita dei voti e per manifestare la sua disponibilità a pagare anche cento o centocinquanta euro a voto. «Io gli promisi duecento voti - riferisce Riccardo - sbilanciandomi». Si capirà più avanti, dalle successive dichiarazioni, il perché di quello sbilanciamento, che avrebbe il sapore di una cosa comica se non fossimo alle prese con una vicenda gravissima che vede un pezzo di politica affidarsi mani e piedi a una banda di criminali. Lo stesso Agostino Riccardo avrebbe detto al pm De Lazzaro nell'interrogatorio del 16 luglio 2018, che in entrambe le vicende, quelle di Terracina e Latina, lui e i Di Silvio si sono spartiti i soldi con cui avrebbero dovuto comprare i voti.
«I soldi ce li siamo tenuti, venti o trenta persone a Campo Boario hanno votato il candidato, ma non li abbiamo mai comprati». E infatti, riferisce Agostino Riccardo, il giorno successivo allo spoglio dei voti, sia il candidato sindaco della lista civica a Terracina (non eletto), che l'imprenditore pontino che aveva voluto sostenere un candidato della Lega, si erano lamentati perché le elezioni erano andate male. L'unico risultato ottenuto dunque, è stato quello di essere finiti con tutte le scarpe dentro una vicenda giudiziaria che potrebbe anche virare al peggio.
E a fare la differenza, aggiungendo quello che manca dalle dichiarazioni dei due pentiti Renato Pugliese e Agostino Riccardo, potrebbe essere l'imprenditore Del Prete, che secondo i due collaboratori di giustizia avrebbe corrisposto loro 37 mila euro.
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