L'intervista
16.11.2025 - 18:00
Monica Volpe
«Latina? In realtà non l’ho mai lasciata anche se vivo a Roma dal 2007. È sempre dentro di me e torno qui ogni volta che posso. È casa». Monica Volpe è una voce che porta il timbro di Latina sui palcoscenici e dietro i microfoni più importanti d’Italia. Attrice, doppiatrice, regista teatrale e formatrice: la sua carriera è un viaggio poliedrico nell'arte performativa. Dopo essersi formata tra le scuole più prestigiose, Volpe è tornata alle sue radici pontine, dove continua a plasmare talenti e a dare vita a personaggi indimenticabili in teatro, cinema e serie TV. Nel 2009 inizia la sua carriera nel doppiaggio grazie al maestro Giorgio Lopez, che la segue nella sua formazione. È la voce di Bettina nel film di Tarantino Django Unchained, in Sailor Moon è Chibiusa, Freeda in Pinocchio&Friends, Bianchina in Dottoressa peluche, Betty nei Simpson, Mimi Tachikawanel film Digimon Adventure, viene scelta come nuova voce di Heidi, Bazeemain Whis nel nuovo film per i 100 anni della Disney, in Supergirl è Eve Teschmacher, voce di Alicen Hightower in House Of The Dragon (prequel de Il Trono Di Spade), voce di Alice Hewkinin The Brothers Sun e molti altri. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il suo percorso, la sua visione sull'arte del doppiaggio, e l'importanza di investire nella cultura locale.
Cosa rappresenta Latina per lei?
«Qui ci sono le mie radici, i miei affetti, la mia casa. I miei amici. Torno appena posso per stare insieme a tutti loro, per vivere momenti spensierati. Conosco ancora tutti, strade, locali, ristoranti. Qui c’è e ci sarà sempre una parte di me, è una città che amo».
Ci racconti la sua formazione a Latina. Le scuole, ad esempio. Che ricordi ha?
«Ho studiato al liceo scientifico Grassi e col senno di poi direi che non era proprio l’indirizzo adatto per quel che ho fatto poi nella vita. Sarebbe stato più indicato per me seguire un indirizzo umanistico, visto che poi ho intrapreso la carriera di attrice e doppiatrice. Ma ho un bel ricordo di quegli anni, penso siano quelli che restano poi dentro ognuno di noi. Nel tempo libero poi c’erano le giornate con gli amici al centro Morbella, il frequentare vari gruppi di amici. Oggi gli adolescenti hanno il telefonino, passano un sacco di tempo sui social. Per noi i social erano i motorini con cui girare per la città».
È vero che è più difficile farcela partendo da una città come Latina? Cioè si hanno meno opportunità, nel settore artistico, rispetto a Roma o Milano ad esempio.
«Questo è reale. Ci sono tanti talenti a Latina o in altri territori della nostra regione, ma spesso non hanno le opportunità di mettersi in mostra, di crescere, di farsi notare. Poi c’è un altro aspetto, altro lato della stessa medaglia: per essere un talento questo deve essere riconosciuto in grandi città, appunto. E comunque quelli che emergono anche a livello locale poi non riescono a crescere e a passare in altri palcoscenici. Questo dispiace».
Come è nata la sua passione per la recitazione?
«Direi che l’ho sempre avuta. Fin da piccola quando i parenti ti chiedono “cosa voi fare da grande?” io rispondevo decisa “l’attrice”. Ho avuto sempre quella scintilla dentro. Nel percorso di studi ho frequentato il Dams e le scuole di recitazione».
E come arriva al doppiaggio?
«Grazie a mia mamma. Ha letto di un corso di doppiaggio su un giornale e mi fa: perché non provi? Diciamo che è stato un po’ come crearsi un piano B se non fosse andata bene la recitazione».
Le opportunità più belle che ha avuto nella recitazione?
«Quelle in teatro con Lillo e Greg e con Pino Quartullo. Esperienze che mi sono servite a imparare tanto e a farmi conoscere».
Doppiaggio e recitazione. Che differenze ci sono?
«Puoi avere una voce bellissima, sensuale, coinvolgente. Ma se non sai recitare non puoi doppiare. E poi nel doppiaggio devi, come al cinema o a teatro, sapere utilizzare la voce. Non è la stessa cosa: in teatro devi arrivare all’ultima fila, la voce è parte integrante della recitazione. Al cinema è in parte diverso. Nel doppiaggio si unisce tutto».
Tra i personaggi a cui ha prestato la voce, a quale è più legata?
«Sicuramente al ruolo di Bettina, nel film Django di Quentin Tarantino. Poi anche Heidi, nella nuova versione del cartone animato. Sono personaggi che mi hanno dato notorietà e sono stati allo stesso tempo affascinanti da doppiare».
Con Lillo e Greg ma anche sui social con alcuni video divertenti e con le collaborazioni con altri artisti, raggiunge il grande pubblico. È vero che è più difficile far ridere, per un attore, che non interpretare un ruolo drammatico?
«Assolutamente sì. Far ridere è più difficile. Poi considera che un attore comico entra più facilmente nella parte drammatica rispetto al contrario. Anche perché avere tempi comici è difficile, bisogna averli. Certo studiare aiuta ma i bravi comici hanno proprio il dono».
Qual è stato il consiglio più importante che ha ricevuto dagli artisti con cui ha lavorato?
«Pino Quartullo in teatro una volta mi disse: “Devi sempre essere autentica, perché il pubblico lo capisce”. Perché un attore o un’attrice rischiano di finire nel caos interpretando diversi personaggi e quindi è indispensabile essere veri, sempre, col pubblico».
L’Intelligenza artificiale rischia di sostituire gli attori nel doppiaggio?
«So che ci sono alcuni film doppiati con l’AI ma io credo che bisogna lottare contro la proliferazione nel settore artistico. L’autenticità di una voce, la capacità recitativa di un attore o di un’attrice non può essere sostituita dalla macchina. Fa venire i brividi pensare che una macchina possa doppiare un film».
Tante persone grazie alle piattaforme streaming, hanno iniziato a vedere film e serie tv in lingua originale coi sottotitoli. Pensa che questo possa rappresentare un danno per i doppiatori?
«Il doppiaggio è un’arte. Come la recitazione. Ovviamente l’originale è meglio, ma se devi leggere e ascoltare allo stesso tempo, rischi di perdere dettagli importanti soprattutto legati alle interpretazioni dei protagonisti. Insomma, coi sottotitoli si rischia la distrazione, quindi meglio il doppiaggio, che ripeto è allo stesso modo recitazione».
Qual è il sogno nel cassetto o un progetto a cui le piacerebbe lavorare?
«In realtà vorrei mettere a disposizione gli strumenti che ho acquisito in questi anni per insegnare recitazione o doppiaggio. Penso sia davvero molto bello restituire agli altri quel che si è imparato».
A un giovane che vuole intraprendere questa professione che consiglio darebbe?
«Di avere tanta ma tanta pazienza. E di non perdere fiducia. Ci sono tante delusioni che costellano la strada ma le cose belle col tempo arrivano, e lo fanno al momento giusto».
Cosa le piace fare nel tempo libero?
«Andare al mare. Vado ogni volta che posso, mi rilassa.
Poi dedico del tempo alla crescita personale e ovviamente agli amici».
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