Il fatto
02.09.2025 - 18:51
È morto martedì a 94 anni Emilio Fede, uno dei personaggi più riconoscibili della televisione italiana. La notizia è stata confermata alla stampa dalla figlia Sveva. Il giornalista era ricoverato da tempo presso la Residenza San Felice di Segrate, alle porte di Milano, dove le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni.
La carriera di Fede ha attraversato oltre mezzo secolo di storia televisiva. Cominciò negli anni Sessanta in Rai, come inviato di guerra, distinguendosi per il suo stile diretto e spesso sopra le righe. Nel 1981 fu nominato direttore del Tg1, incarico che mantenne fino al 1987, per poi passare alla nascente Fininvest di Silvio Berlusconi, che lo volle alla guida di Studio Aperto prima e soprattutto del Tg4.
Dal 1992 al 2012 il suo telegiornale fu una presenza quotidiana nelle case degli italiani: apertamente schierato, dichiaratamente filoberlusconiano, caratterizzato da un tono di commento sempre incisivo, talvolta provocatorio, che suscitava consensi e critiche in egual misura. «Sono il direttore più criticato, ma anche il più guardato», amava ripetere con orgoglio.
Nato nel 1931 a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), ha iniziato in Rai negli anni Cinquanta, diventando volto e regista di appuntamenti storici come la diretta dell’incidente di Vermicino. In seguito, ha guidato Studio Aperto e soprattutto Tg4, confermandosi figura centrale del servizio pubblico e privato televisivo italiano per quasi trent’anni
La notizia del suo peggioramento era arrivata dopo settimane di ricovero. Solo lo scorso luglio, Fede si era raccontato in un’intervista a Libero, rivelando con lucidità la sua quotidianità in Rsa: “La vecchiaia è brutta, ma la rispetto… Ho riscoperto l’importanza dell’affetto. Il vero potere è avere affetto”
Amato e odiato, spesso imitato e talvolta ridicolizzato, Emilio Fede ha lasciato un segno indelebile nel linguaggio televisivo e nel modo di fare informazione sul piccolo schermo. Con lui si chiude un capitolo della storia del giornalismo italiano, quello di una tv capace di mescolare notizia e spettacolo, polemica e militanza politica.
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