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Shaw 150, la mise en espace, al Nicolosi le storie di Pennacchi

Venerdì 6 settembre con Clemente Pernarella e Melania Maccaferri. Le musiche suonate dal vivo da Roberto D’Erme e Massimo Gentile

Shaw 150, la mise en espace, al Nicolosi  le storie di Pennacchi

Aveva battuto tutti sul tempo presentando nei Giardini del Comune e poi al Teatro D’Annunzio di Latina la prima mise en espace di “Canale Mussolini”, allora libro risultato vincitore del Premio Strega 2010. Nel 2021, a pochi mesi dalla morte di Antonio Pennacchi, aveva invece deciso di rendere omaggio all’autore rimettendo in moto quell’Autobus di Stalin che aveva segnato l’inizio della loro amicizia, un legame - così affermava Clemente Pernarella - che “ha sempre affondato le sue radici nell’essere”.
Oggi l’attore e regista torna a ricordare l’indimenticabile scrittore con una mise en espace, e sceglie di presentarla sul palco dello storico quartiere Nicolosi, nel centro storico del capoluogo pontino. Qui venerdì sera (subito dopo l’aperipanino delle ore 20, ad ingresso gratuito) “Shaw 150” porterà il pubblico nello spazio metafisico di una fabbrica, luogo tanto caro a Pennacchi che nella raccolta di racconti lascia parlare ‘capiturno, capireparto, sindacalisti, marescialli con figlie rivoluzionarie, mariti e mogli con storie ordinarie e straordinarie di amori, disamori, corna, ire da ‘aggredirsi’ e tenerezze da strappare il cuore”. Sul palco soltanto Pernarella e l’attrice Melania Maccaferri, pronti ad entrare nei racconti di Pennacchi consapevoli che è un po’ come “entrare nella sala macchine di una nave, o nel laboratorio di un orafo o di un fornaio e avere accesso al luogo senza il quale non esisterebbe nulla”.
Sulla musica suonata dal vivo da Roberto D’Erme e Massimo Gentile, torneremo ad apprezzare il talento di un autore che - come sottolinea la prefazione all’opera - ‘propone una lettura capace di mettere d’accordo il più arcigno teorico del realismo socialista con il più individualista campione del romanzo borghese, perché Pennacchi non perde mai di vista il bosco eppure non sacrifica mai l’albero. Ce li ha sempre tutti e due davanti agli occhi e talvolta entrambi li accarezza, anche se più spesso li frusta con la sferza del suo stile irritato, elettrico, unico’.
Pensiamo sarebbe stato contento Antonio Pennacchi di vedere sotto i riflettori del quartiere nato negli anni Trenta, questa sua opera che, come l’Autobus di Stalin, è nel cuore di Pernarella: “Tra le cose condivise con Antonio ci fu la scelta del titolo. Inizialmente - spiega infatti l’attore - avrebbe dovuto chiamarsi solo ‘Storie di fabbrica e altri racconti’, poi venne fuori Shaw 150. A partire da Mammut, il primo romanzo di Pennacchi, compare questo nome affascinante e suggestivo. Shaw è il nome di una cosa, presumibilmente un macchinario, che viene utilizzato in fabbrica. Ma cos’è lo Shaw, a cosa serve, come funziona? Ecco, per me lo Shaw ha sempre rappresentato un mistero, una cosa sconosciuta di un mondo altrettanto sconosciuto che in Pennacchi diviene mitologico. Il mondo che Pennacchi ha sempre avuto caro: la fabbrica, uno spazio metafisico, notturno dove si incrociano Dante Alighieri e Eugenio Facchetti, Bruno Lauzi e Benito Mussolini evocati da un manipolo di operai che solo all’interno di quelle mura e di quello spazio parlano, di politica, di sport, dei fatti loro”. L’evento va inquadrato nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana @tNicolosi di SpazioCulturaNicolosi, confluito quest’anno nel più grande “Piccola Città”.

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