Lo spettacolo
15.12.2025 - 11:30
Foto di Martino Cusano
Quindici omicidi, quindici porte da aprire, quindici case abitate da donne anziane e sole. Pablo Trincia porta in teatro un caso di malagiustizia agghiacciante. Sabato 13 dicembre “L’uomo sbagliato - Un’inchiesta dal vivo” ha debuttato a Latina, città scelta dalla Ventidieci per la data numero zero dello spettacolo.
Il Teatro D'Annunzio è sold out. Di fronte a un giornalista ritenuto un vero maestro nel mondo del podcasting italiano, la voglia di ascoltare è evidentemente molto forte. A produrre il format, poi, sono due pontini la cui autorevolezza in questo campo è da tempo confermata, Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno, con Stefano Francioni Produzioni. Sono lì anche loro, curiosi di vedere la reazione finale degli spettatori. Quella iniziale intanto, è un lunghissimo applauso che accoglie l’ingresso di Trincia dopo una prima scenografia d’effetto che squarcia il buio per ricordare l’antica pratica dell’ordalia contemplata nel Codice di Hammurabi in Mesopotamia e in Babilonia. Il codice, una delle più antiche raccolte di leggi scritte (1750 a.C.), lascia decidere a un fiume la sorte di un presunto assassino: se annega è colpevole, altrimenti innocente.
Eppure l'inchiesta dal vivo condotta da Trincia punta a dimostrare come l’assurdità di un caso di malagiustizia anche ai tempi d’oggi può determinare freddamente il destino di un uomo. Anzi, di più uomini, anche quando le falle delle indagini sono evidenti e scandalose. Anche quando la macchina giudiziaria non gira a dovere e soprattutto anche di fronte a una piena confessione che dovrebbe scagionare subito chi è finito in cella senza avere commesso un delitto, persone come Vincenzo Donvito suicidatosi in carcere nel 2005 non riuscendo a reggere più il peso di una detenzione “ingiusta”, o come Giuseppe Tinelli, all’epoca dei fatti “costretto” ad ammettere il delitto, e attualmente ancora in attesa di una decisione definitiva della Dea Bendata. Hanno tutti qualcosa in comune questi uomini - spiega Trincia -. Sono gente fragile.
È il 10 febbraio 2005 quando il tunisino Ezzeddine Sebai racconta a un Pm dell’Antimafia di Milano di avere commesso quattordici omicidi avvenuti nel sud Italia nel giro di due anni. Lo ha fatto sotto la spinta dell’alcol, mosso da voci interne che gli parlano quando beve troppo. Fornisce particolari. È una confessione attendibile - afferma Trincia, supportato nella sua inchiesta dal vivo da immagini video, documenti e dichiarazioni - , ma la vicenda non finisce qui e il seguito narrato ha contorni inquietanti, solleva interrogativi pesantissimi sull’agire di alcuni militari e magistrati di cui cita anche qualche nome e cognome. È uno spettacolo coraggioso là dove Trincia e la sua squadra assumono una presa di posizione importante sul tema della Giustizia, schierandosi con i deboli. L’ex inviato delle Iene, autore televisivo e podcaster pluripremiato modula la voce, sceglie le pause, avanza e indietreggia, e trascina dentro i fatti, dentro le luci e i colori che invadono lo spazio semplice occupato solo da una scrivania alla sinistra del palco.
Poi arriva il finale, quasi un dialogo intimo intorno a ciò che resta. Il pubblico applaude convinto e si alza in piedi mentre Trincia ringrazia la produzione e l’intero team.
Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno sono soddisfatti: «È andata benissimo. Questa idea è nata più di un anno fa, quando parlando con la manager di Pablo abbiamo deciso di portarlo in scena in un’altra veste. Abbiamo contattato i migliori professionisti e voluto come regista Enrico Zaccheo, bravissimo nel non stravolgere la narrazione che è e resta elemento portante. Abbiamo poi giocato con le luci e con i video. Pablo è andato tre mesi fa a Taranto e ha intervistato molte persone, un vero servizio di reportage. La cosa più bella è che il progetto inizia da Latina, ed è l’idea che vogliamo portare avanti, ossia fare partire le nostre produzioni da questa città e dalla provincia, perché qui c’è un senso diverso dello spettacolo e oltre a quello artistico vince l’aspetto umano. Crediamo che Latina, che si incammina verso il Centenario, debba diventare un luogo di inclusione e di prospettiva e creare quindi qualche cosa di innovativo. Crescendo come Agenzia, la Ventidieci ha portato nel territorio pontino quest’anno quattro date zero: Carolina Benvenga ad Aprilia, Pablo Trincia a Latina e due produzioni che partiranno a marzo e aprile, Pierpaolo Spollon e Michele Zarrillo. Per i costi e il richiamo di certi spettacoli, Latina non potrebbe permettersi di averli sul territorio nonostante un teatro bellissimo ma con capienza ridotta. Attraverso le date zero può invece sostenere spese e progetti, e garantirsi anche indirettamente un indotto economico. Importante è sapere fare squadra. Lasciatemi ringraziare allora il Comune di Latina e il sindaco Matilde Celentano che hanno aderito alla nostra proposta, e la Direttrice del Teatro, Elena Lusena, che ci ha aiutati tantissimo».
A sipario chiuso Pablo Trincia scende nel foyer e si concede generosamente agli autografi e alle strette di mano. Al suo pubblico, che è tutto lì ad attenderlo.
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