Il fatto
22.02.2025 - 09:00
Lo chiameremo Antonio anche se non è il suo vero nome, come, invece, è la vicenda che lo vede protagonista. Antonio è un commesso del negozio «Cisalfa sport» di Formia ed è stato licenziato nei giorni scorsi per superamento del limite massimo di assenze per malattie che da contratto sono 180 giorni ogni anno. Antonio ha 62 anni e lavora in quel negozio da quasi venti ma di recente ha avuto un grave problema di salute, un problema di tipo oncologico che nel licenziamento non viene citato. Antonio però è anche il rappresentante sindacale in quel negozio, per la Filcams Cgil e l’interruzione del contratto ha fatto molto scalpore trai suoi colleghi che, infatti, hanno organizzato per oggi pomeriggio, dalle 16 alle 18, un sit in davanti al centro commerciale «Itaca», dove si trova, appunto, il negozio Cisalfa. Il licenziamento notificato dalla società è stato contestato in sede extragiudiziale e adesso si è in attesa delle repliche dell’azienda, ma sembra ormai scontato anche un ricorso al giudice del lavoro per chiedere la reintegra del dipendente. Viene contestata la motivazione del licenziamento, ossia il superamento del limite dei giorni disponibili per i certificati di malattia, poiché questo limite non si può e non si deve applicare ai malati oncologici, i quali altrimenti sarebbero palesemente discriminati rispetto ai malati «normali», visto il tempo richiesto dalle cure specifiche e quello di ripresa.
«E’ una motivazione inaccettabile, - dice il segretario generale della Filcams Cgil, Luca De Zolt per le province di Latina e Frosinone - in questo momento siamo davanti al licenziamento di un rappresentante sindacale dei lavoratori del negozio e sono state utilizzate motivazioni non calzanti per la vicenda specifica. Oltre tutto mandare a casa un dipendente con una patologia di quel tipo è ancora più grave. L’obiettivo del sit in è quello di sensibilizzare gli altri lavoratori e far conoscere anche agli avventori del centro la vicenda che riguarda sì la tutela di un singolo ma in generale riguarda i diritti di tutti noi, il diritto di potersi curare con le garanzie dello stato sociale previste nei contratti. E’ una questione più generale». L’idea della manifestazione è partita dai colleghi del lavoratore che vogliono esprimere solidarietà e ottenere una soluzione con reintegra già nella fase extragiudiziale, ossia senza aspettare i tempi lunghi di un processo in Tribunale.
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