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Il caso

Uccise Luca Palli, l’omicida fa lo sciopero della fame

La protesta di Massimiliano Sparacio: «Ho sparato ma nessuno mi difese dalle sue vessazioni»

Uccise Luca Palli, l’omicida fa lo sciopero della fame

Da oltre tre mesi ha avviato uno sciopero della fame in carcere Massimiliano Sparacio, l’uomo condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Luca Pallli avvenuto nel 2017. Il detenuto di 54 anni da diverso tempo non mangia, per poter essere ascoltato dopo le lettere scritte alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Matteo Salvini e Carlo Nordio che sono però cadute nel vuoto. L’uomo ammette di aver ucciso Palli all’esterno di un bar di Aprilia, contesta tuttavia la premeditazione spiegando che quanto accaduto sarebbe stata una reazione all’ennesimo pestaggio in vista, all’ennesima minaccia. «Non cerco scuse per quello che è accaduto, di sbagli - spiega il detenuto in un articolo di Repubblica - ne ho commessi anche io ed è giusto che paghi, ma dire che volevo uccidere non ci sto».


Sparacio sostiene che la vittima da anni lo perseguitasse per un affronto subito, sottolineando inoltre come lo avesse anche fermato mentre ancora era con le sue figlie di 6 e 8 anni chiedendo il pagamento di 30mila euro. «Disse che era meglio per la mia famiglia se pagavo l'importo intero». Questa la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, portando Sparacio a presentarsi armato davanti al bar accompagnato da un amico (anche lui condannato a 30 anni) dove si trovava Palli. Il detenuto afferma di essere andato lì per chiarire e di aver sparato solo quando la vittima si è avventata contro di lui con una mazza da baseball. Una versione che tuttavia i giudici non hanno ritenuto convincente, condannando l’uomo e il suo complice a 30 anni.

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