Processo Reset: sconto per Viola, appello da rifare per Ciaravino

Nella giornata di ieri la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata sui ricorsi presentati dai difensori di due degli imputati del processo per l’inchiesta “Reset” al sodalizio dei fratelli Travali, che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, con una decisione che potrebbe provocare ricadute anche sul processo, ormai alle battute finali, che si sta celebrando a Latina con rito ordinario.

Nel caso di Francesco Viola, cognato dei Travali, assistito dagli avvocati Giancarlo Vitelli e Pasquale Cardillo Cupo, i giudici del Palazzaccio hanno annullato uno dei capi d’imputazione, riformando in parte la sentenza di secondo grado che scende così a 14 anni e tre mesi di reclusione, mentre hanno rigettato gli altri motivi proposti, come invocato dal procuratore generale. Per quanto riguarda invece Giovanni Ciaravino, assistito dagli avvocati Francesco Vasaturo e Alessandro De Federicis, ritenuto dagli investigatori uno degli spacciatori al servizio del gruppo criminale, come chiesto dal procuratore generale la Suprema Corte ha accolto il ricorso e rinviato gli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello, annullando la sentenza di secondo grado che lo aveva condannato a sette anni e otto mesi di carcere.

Già un anno fa i giudici della Corte d’Appello avevano rivisto la decisione presa dal giudice per l’udienza preliminare che aveva condannato Viola e Ciaravino rispettivamente a 16 e 10 anni e mezzo di reclusione, escludendo l’aggravante del metodo mafioso, ma riconoscendo comunque l’appartenenza di entrambi all’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Per Viola ora la Suprema Corte ha escluso l’accusa di violenza privata ai danni di un giovane vittima di un’estorsione consumata in concorso con altri sodali dello stesso gruppo.