Il caso
17.01.2025 - 08:14
Questione di tempi che erano cambiati. Nello scandalo delle patenti facili che ha portato a sei arresti e a 18 persone indagate a piede libero, nelle carte dell’inchiesta c’è una conversazione intercettata dagli inquirenti piena di significato. E’ il pomeriggio del 9 giugno del 2023 e Antonio Villani, dipendente della Motorizzazione di Latina, indagato in passato in una vecchia inchiesta sempre per le patenti facili parla con un interlocutore. Rievoca il passato e ricorda, sembra quasi con nostalgia, gli anni in cui sembrava tutto più facile.
Stigmatizza le difficoltà degli ultimi tempi nettamente superiori rispetto al passato quando le attività illecite - è riportato nelle carte dell’inchiesta -riuscivano in maniera più agevole con introiti maggiori rispetto a quelli attuali. E’ uno dei passaggi più importanti contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Barbara Cortegiano, che a proposito di Villani scrive: «Il suo è una sorta di excursus della propria attività delinquenziale».
«Però quello che è è, associazione a delinquere e frode allo Stato io nel 2006 ho iniziato», dice Villani e gli inquirenti annotano. In questa conversazione è lo stesso Villani che si vanta di non essere mai stato «preso con le mani nella marmellata», scrive il giudice, e anche i soldi non erano mai stati trovati perchè ben nascosti in casa e non depositati sui conti correnti che risultavano sempre in rosso per non destare sospetti.
Dal 2006 Villani ripercorre tutto fino al dopo Covid: «E’ arrivato il Covid, è ripartito il Covid, siamo stati fermi ancora un annetto ma mo stongo a macinà un’altra volta, a me non mi frega un ca....o». Nel corso della conversazione, accenna al nascondiglio dei soldi e dice riferendosi a chi ha indagato su di lui: «Lo sai il rodimento loro che gli manca la materia prima, gli mancano i soldi, capito perchè io su quello non mi hanno mai trovato un c....o. Quando andavamo in banca hanno trovato sempre rosso».
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