Il caso
14.03.2025 - 09:00
«Nessuna traccia di soldi o regali a mio favore». E’ quello che dice in un’intervista rilasciata a La Presse, l’ex giudice del Tribunale di Latina Giorgia Castriota imputata nel processo a Perugia per il reato di corruzione. Il 21 marzo si celebra l’udienza, la richiesta presentata è quella di patteggiamento. A seguito dell’indagine scattata il 20 aprile del 2023, il magistrato è stato sospeso dal Consiglio Superiore della Magistratura.
«Sono venuti a casa mia - ha detto al microfono - cercando chissà quali soldi e gioielli perchè il mio fidanzato dell’epoca che era coadiutore dell’amministratore giudiziario millantava al telefono cose di cui nemmeno ero a conoscenza e che hanno fatto ritenere alle autorità che vivessi al di sopra delle mie possibilità. Non torna nulla. Mi si accusa di aver avuto prestazioni economiche dal rappresentante di 36 società del sequestrato ed è stato archiviato. Si parla di utilità e vantaggio ma io non ho un euro, vivo di stipendio e in un anno e mezzo di indagine non è emerso uno spicciolo, secondo l’accusa avrei 100mila euro che si sarebbero volatilizzati. Non avevo gioielli, non avevo case, ho la macchina che pagavo a rate. Si è parlato di un viaggio a New York durato quattro giorni, una parte l’ho pagata io e gli altri soldi li ha mandati mia madre. Adesso sono sospesa, ho uno stipendio minimo. Il patteggiamento è stata quasi una scelta obbligata - ha detto - nelle indagini ci sono 4-5 mesi di telefonate e stiamo parlando di 3mila ore telefoniche. Solo per avere le telefonate integrali ci sarebbero voluti 55mila euro, per pagare una difesa degna di questo nome ci sarebbero voluti 100mila euro che non ho, più i viaggi a Perugia. La gente mi continua ad insultare sui social senza avere idea di quello che sto passando. Io mi chiedo a che punto uno si possa dire libero di difendersi».
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