Il caso
15.05.2025 - 08:00
La motorizzazione civile di Latina
Nuovo risvolto giudiziario nell’inchiesta sullo scandalo delle patenti facili. I giudici del Tribunale del Riesame di Latina hanno dissequestrato i 73mila euro sequestrati in casa di un indagato nel corso delle perquisizioni scattate durante l’inchiesta.
Nei giorni scorsi si è svolta l’udienza davanti ai giudici Elena Nadile, Enrica Villani e Paolo Romano che hanno accolto la prospettazione dei legali di Claudio Caiani, gli avvocati Gaetano Marino e Massimo Frisetti, avverso il decreto di sequestro preventivo firmato dal gip del Tribunale di Latina lo scorso 20 febbraio.
E’ questo l’ultimo capitolo dell’inchiesta in fase di indagini preliminari dove viene contestato nei confronti dei presunti responsabili anche il reato associativo. Secondo la prospettazione accusatoria i soldi erano il profitto del reato. Per la difesa non vi era il nesso tra la commissione del reato e il rinvenimento della somma di denaro. Una tesi che è stata accolta.
Nel corso degli accertamenti gli investigatori della Polizia giudiziaria della Procura avevano sequestrato anche due polo indossate dai candidati che dovevano sostenere l’esame per ottenere la patente. Il materiale utilizzato per le sessioni di esame era stato trovato così come i soldi in contanti nel corso delle perquisizioni scattate quando sono state notificate le misure cautelari a sei indagati finiti agli arresti domiciliari.
L’indagine era stata condotta dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura insieme ai colleghi della sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale. Era stata sequestrato la strumentazione elettronica utilizzata durante le sessioni di esame e il software per trasmettere il segnale da remoto. Per le risposte ai candidati venivano applicati all’altezza delle caviglie degli adesivi hi-tech che vibravano a seconda della risposta da dare.
Secondo il giudice Barbara Cortegiano che aveva firmato i provvedimenti restrittivi: «esisteva una compagine criminosa ben strutturata che ha operato per diversi mesi in maniera sistematica per la realizzazione di un numero indeterminato di delitti di falso e contro la pubblica amministrazione, sempre con le medesime modalità, continuando a cooperare tra loro anche dopo la consumazione dei singoli reati». Nei giorni scorsi il caso delle patenti facili è stato discusso in Corte di Cassazione.
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