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La decisione

Donna morta in corsia, imputazione per tre medici

Accolta dal gip Cario la richiesta dei familiari di Paola Zecchin, 82 anni, morta nella Clinica Città di Aprilia

Risarcimento per la prestazione medica sbagliata

Svolta nell’inchiesta sulla morte di una donna di Latina nella Clinica Città di Aprilia. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha sciolto la riserva in merito alla richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dai familiari di Paola Zecchin, 82 anni. Il magistrato ha disposto l’imputazione coatta per tre medici in servizio nella struttura sanitaria. Il reato contestato è omicidio colposo.


Accolta pienamente la richiesta dei familiari dell’anziana, rappresentati dall’avvocato Giulio Cesare Villoni che si erano opposti a quanto ipotizzato dalla pubblica accusa. Adesso - entro dieci giorni - la Procura dovrà formulare il capo di imputazione. Nell’ordinanza il magistrato ha ricostruito i fatti alla luce di quanto è emerso. «Subito dopo le dimissioni - è riportato nell’ordinanza - la paziente si recava in bagno, si sentivano colpi di tosse e un tonfo, la signora Zecchin, veniva trovata riversa sul pavimento del bagno sottoposta a manovre rianimatrici senza esito e alle 15,43 si constavava il decesso. Negligente fino all’ultimo - è riportato in un passaggio - la condotta dei sanitari, va per questi motivi esercitata l’azione penale nei confronti dei sanitari che ebbero in cura presso il pronto soccorso la paziente deceduta».

Il magistrato ha aggiunto nell’ordinanza: «Non è condivisibile come il personale sanitario abbia potuto valutare la paziente in “condizioni cliniche generali migliorate” ed i valori presenti nella norma considerati i risultati della frequenza cardiaca registrata dalla paziente. Quei valori non appaiono nella norma». E’ la seconda volta che si svolge l’udienza di opposizione all’archiviazione. I fatti contestati erano avvenuti nel 2021.


«Non è stata espletata alcuna indagine di approfondimento investigativo di tipo tecnico in ordine alla possibilità che una Tac possa aver rilevato lo stato di embolia polmonare in corso evitando il decesso», è un passaggio dell’opposizione alla richiesta di archiviazione prospettata dalla Procura dai familiari.

«La donna è morta all’interno del bagno del reparto dell’ospedale dopo essere stata dimessa in condizioni di salute buone. Nessuna indagine inoltre - avevano messo in luce i familiari - è stata svolta relativamente all’abbandono della degente nel reparto per un’ora e mezza dopo la certificazione della sua dimissione». Secondo la prospettazione una Tac poteva rilevare l’embolia polmonare evitando la morte della paziente (aveva ricevuto il foglio di dimissioni alle 13,41 e morta quasi un’ora e mezzo dopo), e non era stata eseguita.

La tragedia era avvenuta tra il 6 e il 7 gennaio del 2021. Erano state diverse le tappe dell’inchiesta. Subito dopo la morte della donna i familiari avevano presentato una denuncia al Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina chiedendo di accertare le cause del decesso ed eventuali responsabilità..

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