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Il caso

Liberata la casa dello spaccio tolta a "Cavallo" Di Silvio

Ieri il blitz dei carabinieri nell'alloggio popolare revocato per effetto dell'inchiesta Nico. Restituito all'ateo

Liberata la casa dello spaccio tolta a "Cavallo" Di Silvio

La casa popolare tolta ad Antonio Di Silvio detto cavallo, latinense di 59 anni, potrà essere nuovamente assegnata a uno degli aventi diritto che attende un alloggio pubblico. Ieri mattina infatti i Carabinieri hanno effettuato l’accesso all’appartamento al piano terra di via Giovanbattista Grassi, nel quartiere Nicolosi, per metterlo a disposizione dell’Ater di Latina, la società che gestisce il patrimonio delle case pubbliche, che ha proceduto a murare porte e finestre, in attesa dei lavori di sistemazione propedeutici alla futura assegnazione.


Quello recuperato ieri è solo l’ultimo immobile di una lunga serie, tra le procedure avviate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del tenente colonnello Antonio De Lise al culmine di indagini sulle attività criminali più pervasive. La casa popolare, nel frattempo lasciata spontaneamente dalla famiglia di “Cavallo”, non era occupata abusivamente, ma era stata assegnata quando Antonio Di Silvio rispondeva ai requisiti di legge. Ma la stessa normativa, quella regionale che regola l’assegnazione e la gestione degli immobili di edilizia sociale, prevede che gli alloggi assegnati non debbano essere utilizzati per attività illecite. In caso emerga nel corso di un’indagine dell’autorità giudiziaria, deve essere esercitata la revoca dell’assegnazione con un provvedimento dell’Ufficio Casa del Comune.


Proprio come nel caso di “Cavallo” che all’interno della casa popolare spacciava mentre era sottoposto agli arresti domiciliari consegnando le dosi di cocaina, eroina e hascisc attraverso una finestra coperta da una tenda da campeggio, come accertato dai carabinieri in più occasioni, soprattutto nel corso dell’inchiesta “Nico” che ha consentito ai militari di Nucleo Investigativo e Sezione Operativa della Compagnia di sgominare il traffico di stupefacenti gestito dalla sua famiglia.

Con il fratello Ferdinando detto Macciò aveva messo in piedi un gruppo capace di gestire le piazze di spaccio nei luoghi abitati dai componenti della loro famiglia, come la casa paterna di Campo Boario e lo stesso alloggio popolare di via Grassi. Per questa indagine, lo stesso “Cavallo” è stato di recente condannato con rito abbreviato alla pena di 13 anni e 4 mesi di reclusione. Tra l’altro in quella casa Antonio Di Silvio aveva subito l’attentato incendiario nel quale era rimasto ustionato, per mano di un pusher che aveva contratto con lui un debito di droga per una fornitura.

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