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Il fatto

Maltrattamenti in famiglia, condanna a cinque anni

Il racconto della vittima: il mio ex mi minacciava continuamente

Maltrattamenti in famiglia, condanna a cinque anni
Condanna a cinque anni di reclusione e all’interdizione dei pubblici uffici per un uomo di 43 anni,  accusato di maltrattamenti in famiglia nei confronti dell’ex moglie, una donna di 39 anni. Disposto il risarcimento per le parti civili.  Tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza emessa dal secondo Collegio Penale del Tribunale di Latina nei giorni scorsi. I fatti  erano avvenuti vicino Latina nel corso di un matrimonio durato oltre 13 anni da cui è emerso un clima di grandissima tensione e di violenza che ha portato poi ad una denuncia e al processo.  
Nella requisitoria il pubblico ministero Giuseppe Bontempo aveva ricostruito i fatti e  chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione; a seguire dopo la camera di consiglio la sentenza emessa dal secondo collegio penale.
Le parti civili sono rappresentate dall’avvocato Veronica Terelle. Nell’ultimo atto del processo  aveva rilasciato spontanee dichiarazioni l’imputato. Era stata drammatica la testimonianza della parte offesa. «Mi minacciava un giorno si e l’altro no e a casa volava di tutto:  piatti, bicchieri. Ho pianto anche quando mi ha costretto ad avere un rapporto sessuale contro la mia volontà», aveva raccontato la donna. In famiglia il clima in casa era terribile: in un caso l’uomo ha lanciato una bottiglia prendendo la figlia della coppia ed è emerso che era sempre nervoso e minacciava  la compagna.
Nei confronti dell’uomo era stata emessa una misura restrittiva nel corso di una indagine condotta dall’allora Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza. La vittima aveva presentato una denuncia e sosteneva di essere continuamente minacciata anche davanti ai figli.
Le accuse erano state confermate nel corso della deposizione davanti al pubblico ministero Martina Taglione, nei giorni scorsi la sentenza del Tribunale nei confronti dell’uomo. Assolta per favoreggiamento una parente, assistita dall’avvocato Francesco Di Ciollo che aveva chiesto scusa nel corso dell’ultima udienza

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