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La denuncia

Porta Nord, il grido “verde”

Iniziativa dell’associazione Pantanaccio 2017: dai tigli ai lecci, gli alberi “parlano” per denunciare irrigazione mai attivata, laghetto in secca e rifiuti ovunque

Porta Nord, il grido “verde”

A poco più di un anno dall’inaugurazione ufficiale, il Parco Porta Nord torna al centro dell’attenzione pubblica. Non per una nuova opera o per un evento dedicato alle famiglie, ma per lo stato di abbandono in cui l’area – inaugurata nell’ottobre 2024 – sta precipitando. A denunciarlo, con un gesto simbolico e potente, è l’associazione di promozione sociale “Asp Associazione Pantanaccio 2017”, che ha scelto la forma della prosa poetica per dare voce agli alberi del parco. Una lettera aperta dal tono civile ma durissimo, che fotografa con immediatezza la situazione: “vi parliamo con le foglie secche e i rami spezzati”. Il Parco Porta Nord era stato presentato come una delle opere più significative del programma “Latina anche città di mare”. L’intervento – finanziato per 1,8 milioni di euro, con lavori appaltati a 1,07 milioni – aveva richiesto quasi un anno di cantieri, avviati nell’agosto 2023 e conclusi la scorsa estate. Quell’inaugurazione era stata raccontata come un esempio virtuoso di continuità amministrativa: dal progetto ideato sotto la giunta Coletta fino al completamento durante la gestione Celentano. Un’opera attesa, con percorsi ciclabili e pedonali, un campo da calcetto, area giochi, zone relax, un itinerario per cani, il laghetto e 134 nuovi alberi piantati su un tappeto erboso di 5.000 metri quadrati. Oggi però il quadro è molto diverso. Nella lettera poetica dell’associazione, sono gli alberi del Parco Porta Nord a parlare e ai rivolgersi al sindaco, all’amministrazione comunale e ai cittadini di Latina, denunciando soprattutto l’assenza di manutenzione. Il sistema d’irrigazione – promesso e atteso – “non è mai stato acceso”, mentre le fontanelle “sputano un filo d’acqua che non basta nemmeno a riempire un bicchiere”. Così, le giovani piante che avrebbero dovuto dare ombra ai percorsi stanno deperendo. Alcune, secondo la lettera, non ce l’hanno già fatta. Nel testo, gli alberi prendono la parola uno a uno. Un giovane acero racconta di essere stato “spezzato da una falciatrice”. Un leccio confessa di resistere “con le foglie accartocciate”. Un tiglio osserva il laghetto ormai “quasi secco, con acqua putrida”. È una denuncia sui generis che restituisce un quadro netto: il parco sta andando in malora. Intorno agli alberi, la situazione non sembra migliore: cartacce, mozziconi, petardi, bottiglie, giochi rotti che galleggiano nell’acqua stagnante del laghetto, persino un pesce rosso e due tartarughe abbandonate. I volontari del quartiere – spiegano – hanno tentato come possibile di salvare le piante, portando acqua e curate di fortuna. Ma non è sufficiente. La chiusura della lettera è un appello diretto, che mira a scuotere tanto le istituzioni quanto la comunità: «Il Parco Porta Nord è stato un sogno. Ma un sogno lasciato marcire sotto il sole si trasforma in vergogna. Ci appelliamo a voi, cittadini, amministratori, bambini che un giorno avreste potuto arrampicarvi sui nostri rami. Non lasciateci morire invano. Firmato: le radici invisibili, i rami spezzati, le foglie mai nate». L’iniziativa dell’associazione non è solo un esercizio stilistico: è un atto politico, nel senso più ampio del termine. Un modo creativo, ma efficace, per riportare l’attenzione sul patrimonio verde cittadino, sulla gestione delle opere pubbliche post-inaugurazione e sulla necessità di manutenzione continua. 

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