Il caso
14.12.2025 - 07:00
Una perizia per capire se erano consapevoli di quello che stavano facendo quando sono avvenuti i fatti contestati. E’ la strada processuale dell’infermiera dell’ospedale Santa Maria Goretti e di una coppia di Velletri, in carcere rispettivamente per violenza sessuale e detenzione di materiale pedopornografico. Le difese degli imputati puntano a un rito alternativo: il giudizio abbreviato (che prevede la riduzione di un terzo della pena alla luce delle risultanze investigative emerse nel corso delle indagini preliminari) condizionato ad una perizia psicologica sugli imputati per accertare il quadro clinico di quando sono stati commessi i reati. L’uomo e le due donne sono in carcere dallo scorso giugno. Il via con il processo era stato fissato per il 16 aprile davanti al terzo collegio Penale del Tribunale di Latina. Era stata la Procura a esercitare l’azione penale e la richiesta era stata accolta dal gip ma a seguito delle richieste che presenterà il collegio difensivo, quasi di sicuro la data del processo sarà anticipata. Il magistrato inquirente ha sottolineato nel capo di imputazione che gli imputati in concorso tra loro hanno realizzato materiale pedopornografico, utilizzando un minore che figura come parte offesa. Sarebbe stata l’infermiera - quale esecutrice materiale - e la coppia nella veste di istigatori e concorrenti morali a produrre diversi video dal contenuto inequivocabile. Questi episodi sono avvenuti in poco più di un mese, (tra febbraio e marzo del 2025) come ricostruito nelle carte dell’inchiesta della Squadra Mobile di Latina. Nei confronti dell’infermiera del Santa Maria Goretti è stato contestata la violenza sessuale con l’aggravante della minore età della parte offesa. Le indagini - coordinate dal Procuratore Luigia Spinelli e dal pubblico ministero Marina Marra - avevano portato lo scorso giugno all’esecuzione di una misura cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Laura Morselli.
A Rebibbia è detenuta l’infermiera che proprio in ospedale a Latina aveva conosciuto l’uomo con cui aveva intrapreso una relazione sentimentale. Erano stati alcuni colleghi e amici della donna a insospettirsi per il suo atteggiamento diverso dal solito: era cambiata, era più distante e anche provata e il sospetto è che stesse attraversando un momento difficile della sua vita con un disagio psicologico.
Nel corso delle indagini gli investigatori - coordinati dal dirigente Giuseppe Lodeserto - hanno ascoltato come persone informate sui fatti anche medici e infermieri e nelle carte dell’inchiesta è finito il contenuto dei dispositivi informatici sequestrati alla donna oltre alle relazioni di consulenze tecniche informatiche sui due computer portatili, uno smartwatch e anche quattro cellulari.
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