Il fatto
21.09.2025 - 09:00
Antonietta Rocco non si era trovata a proprio agio quando era stata Sabrina Dal Col a prendersi cura di lei e allo stesso modo i congiunti della vittima non erano proprio soddisfatti dal suo modo di lavorare. Ed è proprio tra le pieghe di questi rapporti difficili che, secondo gli inquirenti, potrebbe nascondersi il movente dell’omicidio consumato nella camera da letto della modesta casa di via Muzio Scevola, più che la ricerca di qualcosa da rubare.
«Sabrina è la nostra vicina di casa - racconta Vitaliano, cognato di Antonietta Rocco - Per un anno, un anno e mezzo circa, aveva assistito mia moglie. Poi ci siamo rivolti a lei quando abbiamo avuto bisogno per mia cognata. In realtà lei ha una badante fissa, la ragazza che ha fatto la scoperta del suo cadavere venerdì mattina, ma quest’ultima aveva accumulato molte ferie ed era giusto che le potesse smaltire, perché l’avevamo assunta con un regolare contratto. Così ci eravamo rivolti a Sabrina Dal Col per le sostituzioni nei giorni in cui si assentava l’altra badante, da marzo fino a fine agosto. Al termine di questo periodo concordato, avevamo proposto a Sabrina di continuare a prendersi cura di Antonietta solo la domenica, per consentire alla badante di concedersi un giorno di riposo. Ma lei aveva rifiutato, perché era una soluzione che non le andava bene e si sarebbe cercata altri lavori».
Ma nel lasso di tempo in cui la 53enne aveva lavorato per la donna disabile di via Muzio Scevola, c’era stata qualche lamentela. «Capitava spesso che lei portasse mia cognata in casa propria - spiega ancora il cognato - O peggio che fosse il marito a farlo al posto di Sabrina, mentre lei non so cosa facesse. Fatto sta che Antonietta era infastidita da questo trattamento, perché non sopportava i cani e i gatti che trovava in casa loro».
Ma non solo, perché anche la sorella della vittima non era stata proprio soddisfatta dal modo di lavorare della badante, loro vicina di casa. «Faceva un po’ quello che voleva - racconta Anna, sorella di Antonietta Rocco - La pagavo per lavorare quattro ore e magari ne faveva una sola. Ora vorrei solo averla davanti, per chiederle perché l’ha fatto. Prima che venisse fermata dalla Polizia non mi sono sbilanciata, non l’ho detto pubblicamente, ma ho sospettato subito di lei».
Questi non sono elementi di prova, ma aiutano certamente a comprendere il contesto nel quale è maturato l’omicidio. La badante che ha fatto la drammatica scoperta si prende cura anche della sorella della vittima e venerdì mattina era stata da lei, prima di recarsi in casa di Antonietta Rocco in via Muzio Scevola, a poche decine di metri di distanza. Sarà necessaria l’autopsia per chiarire una serie di aspetti dell’omicidio, ma gli investigatori ipotizzano che sia stato consumato la sera prima del ritrovamento del corpo senza vita nella camera da letto.
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