Con 345 seggi parlamentari in meno (230 alla Camera e 115 al Senato) inevitabilmente si porrà il tema della rappresentanza dei territori. Intanto perché i collegi dovranno essere ridisegnati e poi per una semplice considerazione di tipo aritmetico. Domenica 20 e lunedì 21 settembre si voterà per il taglio dei parlamentari. È un referendum confermativo, per il quale quindi non è previsto il raggiungimento del quorum. Sarà valido in ogni caso e il risultato determinato esclusivamente dal numero dei Sì e dei No.

Mancano ormai pochi giorni. Le indicazioni di voto ci sono state, ma in tutti i partiti non mancano pareri differenti. In ogni caso, però, una cosa è certa. Tutti sono già proiettati anche al nuovo sistema elettorale, fondamentale per completare davvero un minimo di riforma qualora però dovessero prevalere i Sì. Sono pochi coloro che hanno scelto di prendere posizione rispetto al quesito, in particolare tra i partiti politici.

Zicchieri dice Sì
Francesco Zicchieri, deputato e coordinatore regionale del Carroccio, fa riferimento alla necessità di una stagione globale delle riforme, che certo non può fermarsi al referendum. Negli ultimi giorni, nel Carroccio e in tanti si sono espressi per il No. Lui è per il Sì, come Matteo Salvini. Ma argomenta: «Per quello che mi riguarda la riduzione dei seggi parlamentari deve accompagnarsi ad altre situazioni e ad altre riforme. Non ci si può limitare al "taglio" sic et simpliciter. Questa è la posizione dei Cinque Stelle, che però non può essere la nostra. Vediamo intanto come andrà l'election day e quale sarà l'esito del referendum. Poi eventualmente si aprirà una stagione politica diversa, nella quale emergerà chiaramente chi vuole davvero riformare il Paese e chi invece si limita agli spot. Così come apparirà evidente che chi si limiterà agli spot avrà preso in giro gli italiani. Peraltro stiamo parlando di una materia, l'impianto costituzionale, che non andrebbe certamente legato alle dinamiche del Governo e della maggioranza. Come invece stanno facendo Cinque Stelle, Pd e altre forze politiche. L'impianto costituzionale appartiene a tutti. Le posizioni differenti all'interno della Lega? Beh, siamo un partito che discute al proprio interno, non una caserma. Con buona pace di chi si ostina a dipingerci in un altro modo. Peraltro penso che sia normale che nel partito di maggioranza relativa del Paese (secondo tutti i sondaggi) possano esserci delle posizioni diverse».

Calvi dice No
«Una riforma che serve solo al Movimento 5 Stelle per sventolare un'altra bandiera populista. Voterò No al taglio dei parlamentari». Alessandro Calvi, coordinatore provinciale di Forza Italia, prende posizione e lo fa con convinzione verso una sonora bocciatura del quesito referendario e della riforma che taglia di 345 seggi l'attuale Parlamento. «Una sforbiciata senza alcun bilanciamento, che peserà in modo drammatico sui territori come il nostro. Rischiamo di non avere più rappresentanza e soprattutto di avere dei parlamentari imposti dalle segreterie di partito che vanno a svilire il lavoro e l'impegno di quella classe dirigente che invece lavora sodo sul territorio». Accadeva già in passato, figuriamoci con un ulteriore taglio al numero dei rappresentanti. Secondo Calvi, poi, «non è credibile dire "tagliamo i parlamentari e poi faremo una legge elettorale che equilibra tutto". Le riforme si fanno in modo complessivo, per dare equilibrio alle varie scelte che si effettuano. Ad esempio, nella legge elettorale, andrebbero previste le preferenze, che sono indispensabili per garantire che le scelte non siano imposte ma siano davvero nelle mani degli elettori».