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L'udienza

Processo Purosangue Ciarelli, la paura delle vittime contattate su Facebook

Il racconto di moglie e marito. In aula hanno deposto anche i collaboratori Pugliese, Pietrobono e Zuppardo

Processo Purosangue Ciarelli, la paura delle vittime contattate su Facebook

Un paravento di legno per essere coperti. E' la richiesta di due parti offese nel processo Purosangue Ciarelli che si è svolto in Tribunale e dove a vario titolo nei confronti degli imputati viene contestata l'aggravante delle modalità mafiose. I due testimoni hanno chiesto di non essere visti per paura come ha detto anche il Presidente del Collegio penale Gian Luca Soana di fronte ad una domanda formulata da un componente del collegio difensivo. Sono le vittime di una estorsione arrivata direttamente da Facebook. Non volevano farsi vedere. Sono moglie e marito che hanno deposto nella tarda mattinata.


«Ricordo che mi sono spaventata quando ho letto il nome Ciarelli», ha detto la moglie dell' uomo, quest'ultimo aveva un debito per un prestito di qualche anno prima «Da 3mila euro era lievitato a 75mila euro. Nel 2019 mi sono sentito male quando sono stato contattato sui social e sono andato in ospedale, ho chiuso il profilo Facebook prima ancora ho cambiato residenza e città. Avevo paura anche se Carmine Ciarelli era detenuto», è il racconto davanti ai pm Luigia Spinelil e Valentina Giammaria. Il debito risale a dei fatti del 2008.
Le vittime hanno ricostruito in questo caso l'origine del debito. Nel corso del processo hanno deposto infine i pentiti Renato Pugliese, Maurizio Zuppardo ed Emilio Pietrobono. 

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