Il caso
20.07.2024 - 12:03
Non è uno dei momenti migliori per la maggioranza di centrodestra alle prese con beghe interne e con equilibri difficili da trovare in giunta e dinamiche che tradiscono nervosismo. E’ il caso delle ultime esternazioni del presidente del consiglio comunale di Fratelli d’Italia Raimondo Tiero che ha chiamato in causa l’assessore all’ambiente Franco Addonizio, in quota Udc durante un question time e sotto il pungolo del consigliere di Lbc Dario Bellini. Nell’interrogazione sul lido Nausicaa che chiamava in causa anche il cronoprogramma sul ripascimento l’assessore si era alzato per una telefonata e non era più tornato e Tiero si era così espresso: «Bellini si aspettava una risposta rispetto al ripascimento, l’assessore mi ha detto che non è a conoscenza della questione e se ne è andato, quindi riferirò al sindaco questo atteggiamento dell’assessore Addonizio...». Non era finita qui perché dopo le accuse di leggerezza di Bellini, Tiero aveva aggiunto: «Parlerò con il sindaco, stigmatizzerò il comportamento di alcuni assessori rispetto alle interrogazioni che vengono presentate e alle quali a volte non sono in grado di rispondere. Se poi non sono in grado se ne andassero...».
Per molti un errore istituzionale del presidente in una giornata che ieri non è stata di certo liscia per il centrodestra. A dimostrarlo la reazione dell’Udc affidata al capogruppo Maurizio Galardo. «Il pesante attacco del presidente del consiglio comunale nei confronti dell' assessore Addonizio è da respingere nei toni, nei modi e per il ruolo istituzionale che il presidente svolge - ha detto Galardo - sottolineo la necessità che la funzione del presidente del consiglio torni ad essere di garanzia e non di parte nella parte: il presidente ha usato toni che neanche l'opposizione ha mai usato. La sua azione lede anche il ruolo dell'Udc dentro una maggioranza che ha una sua dialettica interna di cui non può fare parte la presidenza del consiglio. Prendere posizione poi su di un assessore è uno sgarbo anche istituzionale. Chiediamo di non alimentare un clima da Santa Inquisizione verso la giunta facendo anche una discriminazione tra buoni e cattivi tra gli assessori presenti. Va precisato che Addonizio non ha inteso sottrarsi, ma ha richiamato la necessità di un incontro successivo per definire con esattezza i temi in collaborazione con gli uffici, che è lo spirito del question time. Il ruolo del presidente deve essere garanzia di imparzialità e mai parte in causa come, del resto, lo stesso presidente Tiero ha sempre fatto».
Non si fa attendere la replica di Tiero che cerca di metterci una pezza. «Il ruolo mi impone, a prescindere dall’appartenenza politica di cui vado comunque fiero, di garantire imparzialità e coerenza nel corretto svolgimento dei lavori di presidenza. Non intendo sottrarmi a una breve riflessione sulla frase che mi viene attribuita “Se non sono capaci, se ne andassero pure”. Mi assumo la responsabilità di quella frase e non voglio giustificarmi in un momento di particolare tensione che si era venuto a creare in Aula, ma in mio soccorso vengono le parole dello stesso assessore Addonizio, che ha opportunamente manifestato il proprio disappunto per il difetto di comunicazione che gli ha impedito di essere stato tempestivamente avvertito dell’interrogazione a lui rivolta dall’opposizione, circostanza che ha obiettivamente limitato la possibilità dell’assessore di rispondere compiutamente. E’ chiaro che il riferimento della mia frase era rivolto in maniera generica a chi non ha trasmesso per tempo all’assessore l’interrogazione. Galardo ha dato per scontato che io mi fossi riferito all’assessore Addonizio, nei confronti del quale nutro considerazione».
«Non permetterò - conclude Tiero - che la vicenda si trasformi in un caso politico, tantomeno in un segnale di frattura all’interno di una maggioranza solida e compatta». Qualche dubbio sulla maggioranza solida è però lecito anche considerando l’atteggiamento tenuto di fronte alla richiesta di dimissioni all’indirizzo dell’assessore Gianluca Di Cocco da parte del Movimento 5 Stelle. Oggi anche il Pd chiede di rivalutare il suo ruolo, eppure dalla maggioranza Celentano, in genere solerte nelle difese a spada tratta, non è arrivato un cenno, né dalla giunta, né dai capigruppo. Un caso?
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