Il caso
17.12.2024 - 10:30
Il nodo della rimodulazione del Pef e dell’addendum della piscina comunale continua a suscitare polemiche dopo il voto a maggioranza in commissione congiunta bilancio e sport e in attesa del passaggio in consiglio comunale. Alle dure accuse delle opposizioni che avevano parlato di atto grave che non teneva conto delle richieste delle minoranze e delle associazioni sportive, inascoltate in commissione, avevano replicato i gruppi di maggioranza mettendo il focus su una presunta richiesta di revoca della convenzione.
Scrivevano i gruppi di maggioranza: «Non c'è nemmeno una ragione giuridica che giustifichi un atto di risoluzione: le opposizioni sanno bene che oltre ad essere giuridicamente infondato, l’apertura di un contenzioso del genere, destinato anche alla sconfitta in Tribunale, comporterebbe la chiusura delle Piscine di Latina per anni e tutto il tempo delle cause nonché l’obbligo immediato da parte dell’Ente di pagare il mutuo residuo in essere con il Credito Sportivo, creando un debito fuori bilancio di circa un milione deleterio per le casse comunali. In sostanza ieri le irresponsabili e distruttive opposizioni si sono battute per ore con due obiettivi: provocare la chiusura permanente duratura delle piscine e mettere in crisi le finanze pubbliche».
A replicare sono di nuovo le opposizioni che scrivono: «Sul pasticcio degli atti per la gestione della piscina comunale la maggioranza tira in ballo la risoluzione del contratto quale presunta richiesta avanzata dall’opposizione. Ma la verità è che non è stata chiesta alcuna revoca della convenzione, né in commissione, né nella successiva conferenza stampa».
I consiglieri comunali di Lbc, M5S, Pd e Per Latina 2032 sottolineano che la replica della maggioranza “non è altro che un debole e grottesco tentativo di distrarre dai termini reali della questione, gettando fumo negli occhi delle cittadine e cittadini di Latina. La verità è che si vuole spostare l’attenzione dalla solita manovra messa in atto per avvantaggiare il concessionario. Perché gli atti predisposti e poi approvati – ribadiscono i consiglieri – sono sbilanciati a favore del privato e a danno dell’Ente e della collettività. Di fatto, Nuoto 2000 mantiene un monopolio nella gestione di un bene pubblico che penalizza le associazioni sportive senza scopo di lucro rispetto alla fruizione dell’impianto».
«Nessuno ha chiesto di stracciare tutto, come sostiene la maggioranza. In sede di commissione – proseguono - sono state rilevate una serie di criticità che avrebbero meritato un approfondimento e di rimandare la votazione, soprattutto considerati i diversi contenziosi cui ha dato luogo la gestione passata. Invece i commissari di maggioranza, per più di sei ore, sono rimasti sordi a qualsiasi proposta giunta dai colleghi di opposizione, col pretesto di dover riaprire al più presto la struttura. Posto che la restituzione dell’impianto alla città è urgente e sta a cuore a tutti indistintamente, pretendiamo trasparenza e rispetto per la comunità. La piscina comunale è un bene pubblico e la sua gestione deve rispecchiare le esigenze dei cittadini, delle associazioni e delle fasce più fragili, non favorire il profitto di pochi».
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