Il caso
03.04.2025 - 10:30
Una misura di prevenzione che continua a far discutere quella chiamata impropriamente Daspo urbano e contenuta nella revisione del Regolamento di Polizia Urbana come misura di prevenzione anti bivacchi. Il provvedimento, contenuto nelle modifiche al Regolamento di Polizia Urbana, prevede l'allontanamento dei senzatetto da alcune aree sensibili della città e martedì il tema è stato discusso nella commissione congiunta welfare e pianificazione.
A spiegarne i termini, chi può esserne destinatario e quali sono le condotte censurate, la presidente Serena Baccini: «Può ricevere un daspo chiunque faccia determinate azioni sul territorio e compia condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione di aree dello spazio urbano in violazione di alcuni divieti, chi è colto in stato di ubriachezza, chi compia atti contrari alla pubblica decenza, chiunque eserciti il commercio su aree pubbliche o attività di parcheggiatore senza autorizzazioni e chi pratica accattonaggio molesto. L’ordine di allontanamento vale 48 ore, in caso di reiterazione del provvedimento va trasmesso al Questore».
Per quanto riguarda le aree urbane, chiamate zone rosse, sono «tutti gli spazi e le aree pubbliche, e quelle private ad uso pubblico oggetto di misure a tutela de decoro. Andando a vederle nello specifico sono le aree del centro, la zona dei pub tra via Neghelli e Lago Ascianghi, Nicolosi, via Cesare Battisti, viale Don Morosini, piazza San Marco, piazza Santa Maria Goretti, alcune aree del via Verdi e poi quelle che sono sede di università, di mercati e di chiese. Le polemiche però non sono mancate, né nella commissione congiunta né successivamente.
«Il Daspo urbano comporta un’azione in termini repressivi spacciata come un’azione di prevenzione- spiega Latina Bene Comune, con i consiglieri Dario Bellini, Damiano Coletta, Floriana Coletta - è dimostrato come, dal 2017 al 2022, l’83% di questi provvedimenti adottati da altri Comuni in Italia ha portato a Daspo di 48 ore, che sono poi di fatto incontrollabili. E’ solo un modo di mettere la polvere sotto il tappeto, costringendo le persone senza dimora a spostarsi da un’altra parte, senza che però il problema di fondo sia risolto. Va certamente rispettata l’esigenza dei cittadini di avere sicurezza, va combattuto il degrado – continua Lbc – ma questo ci appare più come un provvedimento utile a lavare la coscienza e dire ai cittadini che l’amministrazione ha agito e fatto il possibile. Di fronte a una reiterazione del comportamento vietato, il Daspo inflitto alle persone senza dimora, che utilizzano una panchina per dormire, può portare al carcere. Così, cercando di risolvere un’emergenza, se ne crea un’altra. Questo è un tema su cui invece è necessario investire. Investire nella prevenzione, nel rispetto della dignità delle persone, nel supporto alle fragilità. Non ci sembra che l’attuale amministrazione, né tantomeno il Governo centrale, abbia l’intenzione di farlo, come dimostrano i tagli che si stanno operando sul Welfare».
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