Controlli, verifiche, accertamenti. In quest'ultima settimana, dopo la tragedia del ponte Morandi di Genova, un po' tutte le amministrazioni locali hanno avviato, laddove possibile, controlli su viadotti e cavalcavia ma anche sulla situazione di sicurezza delle arterie di competenza. Quasi un riflesso obbligato dopo gli oltre 40 morti per il crollo del viadotto in Liguria. Ma adesso dal ministero delle Infrastrutture pretendono di più, per alcuni sindaci "la Luna". Infatti in queste ore sta arrivando a tutti i Comuni d'Italia una nota con cui si chiede alle amministrazioni di comunicare «gli interventi necessari per rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza». Sindaci, presidenti delle regioni e delle province dovranno inviare al dicastero guidato da Danilo Toninelli «indicazioni di priorità e stima indicativa dei costi». La lettera, spedita a tutte le amministrazioni locali dal Provveditore per le opere pubbliche, Vittorio Rapisarda Federico, fissa però una scadenza perentoria considerata eccessivamente breve dai sindaci: il 30 agosto prossimo. Entro quella data comuni, regioni e province dovranno corredare le segnalazioni con adeguate attestazioni tecniche, come perizie e verbali di sopralluogo. Un lavoro che, secondo diversi amministratori locali, non è possibile realizzare in meno di dieci giorni. Soprattutto perché la richiesta a firma Rapisarda Federico è giunta proprio in questi giorni e in molte amministrazioni, soprattutto quelle più piccole, è difficile riuscire a soddisfare la richiesta in così poco tempo.
Nella lettera si legge che «il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha avviato un monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione. La reazione dell'Anci, l'associazione che riunisce i sindaci italiani, non si è fatta attendere. «I Comuni italiani non possono stimare in pochi giorni le priorità per gli interventi sulle infrastrutture, ponti e viadotti, di propria competenza», attacca il presidente dell'Associazione degli Enti locali e sindaco di Bari, Antonio Decaro, che aggiunge: «Concederci dieci giorni sembra solo un modo per i Provveditorati di dimostrare di essersi attivati. E significa non potere materialmente fare un lavoro di verifica serio. E invece la serietà è quello che si aspettano gli italiani ai quali noi sindaci, terminali più esposti delle istituzioni, oggi siamo umanamente vicini, ma ai quali bisogna garantire valutazioni tecniche di quel che è successo a Genova, e quindi interventi ponderati» .