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Il fatto

Massacrato di botte a Bella Farnia, "ucciso a pugni e con una mazza"

In aula le deposizioni dei carabinieri intervenuti sulla scena del crimine e del medico legale che ha eseguito l’autopsia

Massacrato di botte a Bella Farnia, "ucciso a pugni e con una mazza"

Lo hanno ucciso con una mazza utilizzata per giocare a cricket, lo sport più popolare in India. Una botta in testa e poi i pugni. Doveva essere una festa per la comunità indiana nell’ex Somal quella sera: si celebrava il Diwali, la festa delle luci. Ci fu un omicidio. «Sull’impugnatura c’erano macchie di sangue della vittima», ha assicurato in aula un testimone che aveva eseguito gli accertamenti scientifici in laboratorio. L’inchiesta era stata coordinata dal pm Martina Taglione e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina. I militari - diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise - in pochissimo tempo avevano arrestato i due presunti responsabili.
Il corpo era stato abbandonato in campagna ed è stato scoperto il giorno dopo: a quanto pare l’uomo ancora respirava. Si è aperto ieri in Corte d’Assise a Latina il processo per l’omicidio del bracciante agricolo indiano ucciso la sera del 13 novembre del 2023. I due imputati accusati di omicidio volontario erano presenti in aula e hanno seguito con l’ausilio di un interprete le fasi il dibattimento terminato nel pomeriggio inoltrato. La vittima è stata colpita da alcuni pugni: sul naso, all’occhio sinistro, allo zigomo, al torace e con una mazza da cricket in testa. In aula ha deposto il medico legale Maria Cristina Setacci che aveva eseguito l’autopsia. Il quadro lesivo dell’uomo era gravissimo: aveva riportato diverse ferite e fratture e la morte è avvenuta per choc emorragico.
La vittima e i due imputati vivevano nello stesso appartamento dove è iniziata la lite che si è trasformata in una feroce aggressione. «Abbiamo trovato dei vestiti pieni di sangue tra cui una t-shirt e un bastone da cricket - ha raccontato un carabiniere che ha eseguito un sopralluogo quando è scattato l’allarme - abbiamo repertato tutto e inviato il materiale ai Carabinieri del Ris a Roma». L’arma del delitto è stata trovata in un’aiuola a pochi metri dal cadavere in una zona di campagna. La brutale aggressione era scoppiata all’interno dell’abitazione dei tre in via Russia, anche per l’abuso di bevande alcoliche. Sul caso avevano lavorato i Carabinieri con l’ausilio del personale del Ris di Roma che avevano analizzato le tracce di sangue trovate nell’appartamento e in particolare nella camera da letto. Il processo è stato rinviato al prossimo 7 aprile quando in aula saranno ascoltati altri testimoni del pubblico ministero tra cui un indiano intervenuto la mattina - poco prima delle 8 - che aveva visto l’uomo ancora in vita. Saranno ascoltati anche i testimoni della difesa.

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