Calcio, Champions League
31.05.2025 - 22:56
I due capitani prima del match
Monaco di Baviera – Ha vinto la squadra più forte, oseremo dire, almeno nel sabato, datato 31 maggio, più brutto della recente storia dell'Inter, di un'altra categoria: il Paris Saint-Germain. Sontuosa la squadra di Luis Enrique, capace di umiliare l'Inter come nessuno, alla vigilia, nemmeno il più incallito dei tifosi francesi, avrebbe immaginato. Così è stato, nella notte tedesca tutta transalpina, con un 5-0 finale che non ha bisogno di ulteriori commenti. Dopo anni di “figurine Panini”, il Paris Saint-Germain, ha trovato modo e tempo per costruire, complice un signor allenatore in panchina, Luis Enrique, una squadra, con quella “S” maiuscola attesa tanto, troppo tempo. L'Inter saluta la stagione senza titoli, ma con la consolazione di essere arrivata, almeno, sino in fondo a tutte e tre le competizioni.
La partita – Primo tempo da incubo per la formazione nerazzurra, dominata in lungo e in largo da un Paris Saint-Germain praticamente perfetto. I primi venti minuti erano un inno al massacro. Prima Hakimi al 12' e poi Doué otto minuti più tardi, con una squadra incapace di opporre la minima resistenza, mettevano il marchio di fabbrica su una prestazione stellare. La squadra di Luis Enrique giocava al gatto con il topo: solida dietro, brava a soffocare sul nascere ogni idea dell'Inter, cinica e spietata a colpire quando è stato il caso di farlo, complice anche il non essere pervenuti da parte dei nerazzurri. La reazione, peraltro timida, della squadra di Simone Inzaghi, soltanto nel finale, ma più per orgoglio ferito, oseremo dire trafitto, che per altro. Il dominio di una squadra stellare, il Paris Saint-Germain, a fare molto più che la semplice differenza. L'Inter continuava a capirci poco o nulla anche ad inizio ripresa. Il giocare dal basso della squadra nerazzurra, era soffocato sul nascere dal Paris. Inzaghi, al 9', si giocava le carte di Bisseck e Zalewski al posto di Pavard e Dimarco decisamente impalpabili. Al 17' in campo Darmian e Carlos Augusto per Bisseck (soltanto otto minuti in campo, poi l'infortunio, ndr) e Mikhitaryan. Sessanta secondi dopo, però, calava il sipario sulla finale di Champions League. Nell'ennesima ripartenza, infatti, l'Inter prendeva il terzo gol con un'azione meravigliosa tutta in verticale rifinita in maniera impeccabile ancora da Doué. Completamente in balia degli avversari, l'Inter era costretta a fare a meno di Chalanoglu: al suo posto Asllani. Tempo pochi minuti e l'ennesimo recupero palla del Paris, portava Dembélé a servire nel corridoio giusto Kvaratskelia che, una volta arrivato davanti a Sommer, non aveva difficoltà a batterlo per un 4-0 a dir poco umiliante. Non era finita qui, perché il “pokerissimo” veniva servito dal Paris su di un piatto d'argento (passivo più eclatante nella storia di questa competizione, ndr) dal giovanissimo Mayulu appena entrato.
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