"That's Life", lo spartiacque dei 50 anni di Riccardo Rossi
08.03.2016 - 15:53
Come è nata l'idea di questo spettacolo?
L'idea è nata sulla scia del successo registrato dal mio precedente spettacolo "L'amore è un gambero" in cui parlo di pregi e difetti dell'amore nelle diverse fasi della vita. E così, da questa simpatica ed ironica "schedatura" del genere mano è nato "That's life". In questo caso il fil rouge dello spettacolo è esteso a tutto ciò che accade nella vita, dalla nascita alla morte. Nessuno vive una sola vita, ma ne vive varie a seconda degli anni che ha. Ogni fase è caratterizzata infatti da alcune costanti e io mi sono divertito a raccontarle, seguendo questo schema: da 0 a15 anni si vive la fase dell'innocenza; dai 15 ai 18 quella dell'incoscienza, in cui non ti rendi conto dei pericoli che corri ogni giorno; dai 18 ai 35 l'imprinting, in cui si definisce la tua personalità e dimostri di che pasta sei fatto; poi arrivano i 40 (l'età migliore), e così di seguito 50, 60, 70 , 80 e i 90...
Nello spettacolo mi soffermo su un'età particolare: i 45 anni. A questa età a tutti accade qualcosa: si diventa presbiti. Si fa la classica visita dall'oculista e si vive una nuova esperienza: si mettono gli occhiali che oltre a farci vedere meglio ci danno una nuova consapevolezza del passare del tempo. I 70 anni invece li definisco "Età del rock", perchè le persone che oggi hanno questa età sono i primi a vivere ed amare davvero il rock. Chiudo lo spettacolo soffermandomi sulla mia età, ho 53 anni. Sì, i 50 sono il vero spartiacque nella vita di ognuno di noi. E' l'età dei grandi controlli medici, la lunga lista di esami clinici e check up fisici.
Le risate sono assicurate dunque, ma trova spazio anche la nostalgia per il tempo che passa?
Certo, lo spettacolo oltre a far sorridere fa riflettere. Attraverso l'ironia si può raggiungere la consapevolezza di ciò che siamo. Rispettando ogni fascia d'età, ovviamente.
L'ispirazione per questo racconto nasce dall'osservazione?
Sicuramente è importante. Nella vita quotidiana ho trovato molti spunti, ma è soprattutto un racconto che nasce dalla mia esperienza diretta, da ciò che ho vissuto finora, dalle storie di amici e familiari.
Lasciando per un attimo lo spettacolo, secondo lei è cambiata la comicità in questi anni?
Sì, è cambiata. Il format di molti programmi televisivi di oggi hanno dei tempi diversi, chiede la risata ogni dieci secondi, un susseguirsi di battute. A me questo modo di lavorare non piace. Io preferisco una comicità diversa, più ragionata e ricercata, come quella del grande Walter Chiari.
La sua carriera di attore è iniziata molto presto, nel 1984 con il film College, ha poi lavorato tra cinema, pubblicità e televisione con i più grandi registi italiani e nel 2002 debuttato a teatro come autore e attore. Lo scorso anno infine è arrivato l' esordio cinematografico da regista con "La prima volta (di mia figlia)". Qual è la sua grande passione?
L'esperienza da regista è stata meravigliosa. Mi è piaciuta molto, è stata divertente. Certo, salire su un palcoscenico resta un'emozione speciale, perché senti e vivi il contatto con il pubblico. Ogni spettacolo è unico, perchè unico è il pubblico che ti segue. Mi emoziono sempre.
E' la prima volta che viene a Latina?
Sì, per la prima volta presento un mio spettacolo in questa città, in passato sono venuto ma nel ruolo di pubblico, per vedere uno spettacolo di Fiorello.
Perchè il pubblico di Latina dovrebbe vedere lo spettacolo?
Perchè in questo ritratto ci siamo tutti noi. A volte facciamo fatica a riconoscere i nostri difetti e li imputiamo agli altri, invece è importante un'autocoscienza. Se divertente ed ironica poi, non può che fare bene. Vi aspetto.
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