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L'evento

La Fiamma Olimpica accende la passione di una provincia intera

L'epilogo, il giorno di Santo Stefano, con l'accensione del braciere a Latina da parte di Gianmarco Padricelli della Diaphorà Onlus

Le 19:30, minuto più o meno, in un venerdì di Santo Stefano destinato a rimanere impresso nella memoria di tanta gente, del comune capoluogo e di tutta la provincia. Un momento che è andato oltre il tempo e lo spazio, perché quando la fiamma olimpica si è accesa, nulla ha più tremato: una fiamma olimpica viva, intensa, orgogliosa. Sul palco, davanti a una folla partecipe ed emozionata, Gianmarco Padricelli, pronto ad accendere il braciere olimpico di Milano Cortina 2026. Un gesto solenne, potente, carico di significato. Subito dopo, le lacrime. Non di paura, non di incertezza, ma di consapevolezza: quella di aver compiuto qualcosa di immenso, di essere entrato nella storia della sua città. L’abbraccio con il sindaco Matilde Celentano e con l’assessore allo sport, Andrea Chiarato, ha suggellato un istante che resterà scolpito nella memoria collettiva. La fiamma, da ieri, arde grazie soprattutto a lui, nel braciere posizionato su un palco magnifico, simbolo di un evento che ha saputo unire sport, valori e comunità. Gianmarco non ha perso neanche un secondo per ricordare al mondo intero ciò che le Olimpiadi rappresentano davvero: i valori di Olimpia, dello sport, dell’inclusione, del rispetto, della forza che unisce. Valori che sono anche quelli di Milano Cortina 2026. Dietro quel momento c’è anche la storia di Giancarlo Padricelli e della Diaphora ONLUS, un’associazione che negli anni ha fatto tantissimo per i ragazzi diversamente abili, capaci, forti, determinati. Ragazzi come Gianmarco, capace di percorrere quegli ultimi metri senza una sbavatura, senza un attimo di esitazione. L’emozione l’ha messa da parte fino a quando è salito sul palco. Poi, quando tutto si è compiuto, ha lasciato parlare il cuore. «Ho acceso il braciere olimpico 65 anni dopo la fiaccola di Roma ’60. L’ho acceso per Milano Cortina, ma soprattutto per una città che ha dimostrato di essere viva», ha detto. E aveva ragione. Lungo il percorso, da via Don Torello a Piazza del Popolo, i 38 tedofori e una città intera hanno mostrato quanto amino lo sport e, soprattutto, i valori più autentici. La copertina, ieri sera, è spettata a lui. Senza nulla togliere agli altri protagonisti, ma è Gianmarco Padricelli colui che ha acceso il braciere olimpico. È lui che merita gli applausi, il riconoscimento sincero di una comunità intera. Perché ciò che ha fatto non è stato solo un gesto simbolico. È stato qualcosa di grandioso.
Il percorso - La fiaccola olimpica, nella giornata di Santo Stefano, ha toccato, prima di arrivare nel capoluogo, il sud pontino. Da Minturno, con il centro storico trasformato in un grande palcoscenico di emozioni, partecipazione e orgoglio collettivo, a Formia, sede del Centro di Preparazione Olimpica "Bruno Zauli", dove a salutarla, intorno alle 11.40, c’era l'assessore regionale, Elena Palazzo: «Il passaggio della fiamma olimpica nel sud pontino ha un valore simbolico altissimo e lega idealmente la nostra terra con l'atteso momento delle Olimpiadi Milano Cortina 2026. Questo fuoco rappresenta la fratellanza tra i popoli e gli sportivi ed è un potente segno di pace: per tutti noi un momento che celebra i valori più autentici dello sport, gli stessi che, come Regione Lazio, sosteniamo ogni giorno attraverso il nostro impegno per la promozione dell'etica, dell'inclusione e della cultura sportiva». Con lei, anche il sindaco, Gianluca Taddeo: «Un momento storico per la nostra città, riconoscimento prestigioso che rafforza l’identità sportiva di Formia e ci consente di essere parte attiva di un percorso che unisce territori, comunità e valori universali».
Da Formia, a Gaeta, con il suo meraviglioso Golfo: «È stata un’occasione emozionante e straordinaria per la nostra città, che è andata ben oltre l’aspetto sportivo - ha affermato il Sindaco Cristian Leccese - La fiamma olimpica ha costituito per Gaeta un’opportunità importante».
«Coordinare per il CONI il passaggio della fiaccola olimpica di Milano-Cortina 2026 a Gaeta è stata un’esperienza di profonda emozione e responsabilità - ha tenuto a precisare Ornella Di Criscio, referente Coni per la provincia di Latina - Accogliere questo simbolo nella nostra città non è stato solo un atto formale, ma un momento che ha toccato le corde più intime di chi vive e ama lo sport».
Poi la Riviera d'Ulisse, Sabaudia, città del remo per antonomasia, dove, tra gli staffettisti, c’erano, anche e soprattutto, Romano Battisti (argento olimpico a Londra nel 2012), Alessio Sartori (tre medaglie olimpiche in cinque apparizioni ai Giochi) e il figlio Matteo, sino al promontorio del Circeo prima di giungere nel capoluogo pontino.
A Sabaudia, Romano Battisti, argento olimpico nel doppio ai Giochi di Londra nel 2012, ha unito mare e monti. Diviso tra Maenza, con il nonno Romano ad invitare il figli Nazareno a tornare subito in piazza perché qualcosa di meraviglioso era accaduto, a Priverno dove è nato, alla “Città delle Dune”, dove il gialloverde del III Nucleo Atleti Fiamme Gialle di stanza nella caserma “Spiridigliozzi” e l’amata Sara con le figlie Lavinia e Lara, lo hanno plasmato uomo e atleta di assoluto valore. «Ho realizzato un sogno - ha spiegato Romano Battisti - Esperienza unica, da condividere con il mio territorio dove sono cresciuto, che mi ha dato la possibilità di crescere e migliorarmi dal punto di vista sportivo per raggiungere i miei obiettivi. Per un atleta partecipare alle olimpiadi in casa è un valore aggiunto e penso che tutti gli altri atleti la pensano come me. Per me partecipare alle olimpiadi per salire sul podio è stato uno degli miei obiettivi più importanti della mia carriera e l'olimpiade ha sempre rappresentato l'evento sportivo più importante. Sicuramente se dopo Rio le olimpiadi si fossero organizzate a Roma, ci avrei provato con tutte le mie forze». Oggi, infine, un passaggio a Sermoneta, prima di prendere la via della Ciociaria.

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