19.05.2024 - 11:59
Pierantonio Palluzzi è molte cose insieme, in primis un imprenditore che ama la città e vuole valorizzarla, ma anche un costruttore che prende un edificio di Fondazione, l’ex Catasto, che sta lì da 70 anni senza che sia stato spostato un mattone o dipinta una facciata, e decide di qualificarlo. Parla di smart city al lido, di pedonalizzazione estesa in centro, di un progetto per recuperare i parcheggi interrandoli e creando sottopassi che rendano parti di città come viali pedonalizzati e aperti per declinare la qualità della vita. Un visionario forse, ma anche un professionista concreto, oltre che una figura di riferimento importante nel panorama locale dell’edilizia e del territorio. Il presidente di Ance Latina è diventato da qualche mese anche vice presidente vicario di Ance Lazio con deleghe importanti come urbanistica, edilizia e territorio, bonus, casa, partenariato pubblico e privato.
Partiamo da una novità recente. Mentre nel resto d'Europa pedonalizzano il centro delle città, qui si riapre un tratto alle auto. Le sembra una buona idea?
La città deve essere il traino non solo della provincia ma di un territorio esteso e andrebbe avviato un percorso urbanistico che ci porti ad essere ad assumere una dimensione europea. Se ci pensa, noi abbiamo la Feltrinelli, uno dei pochi luoghi di cultura, dove il privato che la gestisce organizza eventi e fa raccontare gli autori. Il pubblico che fa? Ci mette davanti le auto. L’urbanistica non può essere tattica e neanche strategica, l’urbanistica deve essere una visione.
Ecco, parliamo di visione…
Il mio interesse a discuterne nasce dall’attività imprenditoriale e riconoscendo da privernate che il centro della città di Latina ha una storia recente, ma importante con uno storytelling meraviglioso per poter attirare persone sul nostro territorio. Credo che la classe dirigente debba capire il ruolo che la città dovrebbe avere prima di progettare il futuro: se Latina vuole essere capoluogo di una provincia povera quale è oggi, allora va bene rimettere le macchine nell’isola pedonale. Se vuole essere la capitale del sud del Lazio in chiave futura allora deve ampliare i suoi orizzonti.
Come si ampliano gli orizzonti in una provincia che resta spesso indietro nonostante un territorio pieno di risorse?
Cambiando la mentalità per arrivare ad essere una città realmente europeo. Noi ci troviamo al centro di due città, Roma e Napoli, che sono esplose nella fase post pandemica, due realtà importanti dal punto di vista turistico dove manca la possibilità di fare business avanzato, legato alla finanza e alle nuove tecnologie, come in altre città europee del Nord Italia. Per avere una economia attrattiva legata all’urbanistica dobbiamo trovare il nostro segmento che non può essere quello del turismo come a Roma e Napoli. Dobbiamo raccontarci un altro target che può essere quello della qualità della vita e del business tecnologico. L’obiettivo è una buona urbanistica, buone infrastrutture per sviluppare progetti legati alla tecnologia. In questo modo creeremo anche i presupposti per far sì che i ragazzi che si laureano qui, restino. Questo è il mio punto di vista personale, e non di presidente di Ance.
E’ per questo che ha scommesso sul centro della città con l’acquisto dell’edificio Ex Catasto?
Ero alla ricerca di spazi per le mie aziende da tempo e ho deciso di fare questa acquisizione. Procederemo con un restauro conservativo che lo renderà un edificio contemporaneo. L’idea è che diventi un attrattore e un luogo di incontro fra professioni ad alta competenza, non solo diretto al mondo delle costruzioni, per offrire qualità della vita e anche un buon business.
Ha accennato all’urbanistica, quale è la sua idea?
Dobbiamo scindere l’aspetto del razionalismo con il discorso politico. C’è stato per anni un cartello che dalla stazione su via Epitaffio si vedeva entrando a Latina, recitava ‘Latina capitale del razionalismo’, era storto e malmesso ed era il nostro biglietto da visita. Questa è una città che stride, che nella sua pianta originaria aveva un concetto organico coerente. Quando è arrivata la democrazia sono arrivati i palazzinari e ne parlo da costruttore che crede che si debba fare il proprio mestiere cercando di lasciare qualcosa che abbia un valore, e non solo per l’immagine di impresa che lascia il tempo che trova. Negli anni ’60 e ’70 la città è stata stravolta completamente, oggi si deve avere il coraggio di fare una pianificazione di visione con un concetto urbanistico che parta dalla stazione al centro e fino alla marina.
Una marina che è uguale a se stessa da cinquant’anni...
Latina credo che sia una delle poche città d’Italia che può permettersi una pianificazione, tutte le altre città che hanno un lungomare sono urbanisticamente invase, qui si potrebbe esprimere la contemporaneità. Penso ad una smart city che affaccia sul mare, ma per farlo devi essere coraggioso e immaginare che la strada del lungomare, tranne la parte alberghiera da valorizzare, deve essere abbattuta. L’ottica non è la delegittimazione di interesse del privato che si ritrova un bene condonato, ma l’idea di pianificare che quel bene venga tolto riconoscendone il valore con la compensazione e la perequazione. Tutto quello che c’è tra il mare e il canale deve sparire, quella cubatura va calcolata e traslata indietro e si ricostruisce nella zona che va dal canale alla litoranea a misura di smart city moderna, con volumetrie sviluppate in altezza a consumo energetico zero e utilizzo di energia elettrica autoprodotta con impianti fotovoltaici.
Non le sembra una provocazione in questo campo di fronte ad amministrazioni che si susseguono senza produrre atti concreti?
Bisogna crederci se vogliamo essere una città europea. Se rientri da Roma alla stazione di Latina alle 13 di domenica non trovi un bar aperto per un bicchiere d’acqua, e non c’è un taxi, chi viene da fuori percepisce uno stato di abbandono. Dobbiamo rassegnarci? Se io mi fossi rassegnato le mie aziende sarebbero state altrove, è facile fare impresa da Milano, qui la sfida è invertire il trend e portare competenze.
Alla luce di queste riflessioni è stata opportuno candidare Latina a capitale della cultura?
Latina deve avere il coraggio di candidarsi nel 2032 con la ricorrenza del centenario, ma non può farlo con gli strumenti che ha oggi. In otto anni si può costruire un percorso urbanistico per competere, raccontare e immaginare la città del futuro condividendola con i cittadini, e non solo con la pianificazione attraverso l’incarico ad un urbanista o un passaggio in consiglio comunale. La città la devi raccontare con un percorso culturale e con incontri con ordini professionali, architetti e associazioni.
A proposito di capitali lei ha parlato anche di Latina come capitale della rigenerazione urbana, un concetto realizzabile in centro?
Le città moderne prevedono la pedonalizzazione del centro, ma devi avere i parcheggi. Ance si è permessa di suggerire alla città che il centro possa essere diverso da quello con le macchine parcheggiate. Il primo passo è interrare i parcheggi. Per raccontare quello che si può fare con i nostri architetti abbiamo immaginato di pedonalizzare la parte di piazza della Libertà collegata con via Don Morosini lasciando la possibilità di circolarla nell’altro versante, come è oggi. Via don Morosini diventerebbe una passeggiata completamente pedonale di fronte al vecchio mercato e che arriva fino all’Università. Abbiamo immaginato un ponte pedonale su via Fratelli Bandiera con accessi interrati a destra e sinistra in una visione dove non c’è interconnessione tra auto e pedoni. Dai nostri studi si prevede che interrando tutto un primo piano parcheggi e un secondo piano al 50% raddoppi il numero dei posti auto che togli. Se pensi anche alla riqualificazione degli edifici, l’ex annonario come polo del food, l’edificio della Banca d’Italia dove dovrebbe andare l’università ecco che crei dei punti valorizzati che rendono attrattiva la città Poi sarà la politica a decidere quale è l’indirizzo. Questa è la nostra idea, uno stimolo al dibattito già proposto in alcuni convegni.
Ne parlerete con l’amministrazione comunale?
Certamente e se il comune è interessato a una interlocuzione siamo disponibili. Su questo piano c’è un sentire diffuso perché quando abbiamo fatto l’ultimo convegno con Casa dell’Architettura anche loro ad esempio hanno sviluppato un progetto simile con la pedonalizzazione che va dal tribunale a via Don Morosini.
Con quali fondi si realizza un progetto così?
Io scommetto molto sul partenariato pubblico-privato. Ma credo anche che se su questi progetti ti fai trovare pronto le risorse finanziarie poi passano e si intercettano.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione