Il nodo
22.07.2024 - 09:00
Stipendi con scarso potere d’acquisto, anche per chi ha contratti a tempo indeterminato. E’ uno degli aspetti più importanti e preoccupanti sollevati nei giorni scorsi dalla Uil nell’analizzare i dati forniti dall’Inps rispetto ai dipendenti del settore privato. Una media delle retribuzioni, per lavoratori e lavoratrici, che mostrano una crescita praticamente nulla e laddove questa crescita (aumento dei salari) c’è, viene mangiata dai costi lievitati con l’inflazione. Non si tratta di un dettaglio di poco conto se pensiamo alla crisi dei consumi che sta mettendo in difficoltà diverse realtà economiche, non solo in provincia.
Il dossier della Uil, oltre ad analizzare le tipologie di contratti dei singoli settori e l’incremento o decremento degli stessi, si focalizza anche sulle ricadute retributive della precarizzazione. In questo compito vengono in aiuto i dati Inps relativi ai dipendenti del settore privato non agricolo (disponibili fino al 2022), dati che evidenziano come nel 2022 la retribuzione lorda media annua dei dipendenti sia stata di 18.579 euro, risultato che sale a 23.400 euro per lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato, mentre i dipendenti a termine hanno percepito una retribuzione media di 9.944 euro e quelli stagionali di 5.258 euro annui.
«Importi salariali assolutamente insufficienti – afferma il segretario provincia della Uil Luigi Garullo – decisamente indegni per poter condurre una vita, per poter progettare un futuro. Non è questa l’occupazione che meritano le persone che abitano in questo territorio come negli altri del Paese. Non è questa l’occupazione che vuole il sindacato. Ci vuole infatti il coraggio dell’incoscienza per esultare davanti a un lieve incremento di assunzioni, se queste poi incrementano a dismisura la discontinuità lavorativa».
Un tema, quello sollevato dalla Uil del segretario Garullo, che andrebbe approfondito e analizzato senza strumentalizzazioni. A livello nazionale, nella settimana appena trascorsa, hanno fatto discutere ad esempio le parole dell’imprenditore Flavio Briatore che, partecipando a un talk online, ha detto: «Io credo che una famiglia di quattro persone dove il marito guadagna 1.400 o 2.000 e la moglie magari ne guadagna 1.500 ma anche 2.500 o 4.000 euro, che già sono cifre importanti, come fanno a vivere? Io mi chiedo: paghi l’affitto, c’è bisogno del dentista, c’è bisogno di pagare un paio di scarpe, c’è un’emergenza, come fanno? Questi sono i veri miracoli: questa gente qui tanto di rispetto perché è la cosa più difficile che puoi fare mantenere i tuoi figli e la tua famiglia». Parole che hanno scatenato un putiferio, soprattutto da parte di chi ha deciso di leggere solo le cifre, rinfacciando a Briatore il fatto che molte famiglie vivono con meno di 4000 euro al mese. La questione non è però se siano 2000 o 4000. Il punto è, come dice Garullo della Uil, che spesso gli stipendi attuali sono inadeguati per vivere con dignità e progettare un futuro. Senza, aggiungiamo noi, ricorrere a prestiti e mutui, che sono piuttosto alti in questa provincia. Una serie di elementi che appunto dovrebbero far riflettere, perché l’allarme è suonato già da tempo.
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