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Il fatto

Dopo le proteste i georgiani tentano di occupare una casa

Un uomo sorpreso dalla Polizia a forzare la porta di una casa popolare, più tardi la moglie e i figli riescono a entrare

Dopo le proteste i georgiani tentano di occupare una casa

Il fenomeno alquanto sospetto della tratta di richiedenti asilo politico georgiani che mettono la zona di Latina in cima alle loro preferenze, ha fatto registrare, lo scorso fine settimana, un nuovo singolare episodio, utile a svelare le reali intenzioni delle numerose famiglie che da mesi protestano perché non gradiscono gli alloggi messi a loro disposizione dal sistema di accoglienza in un paese dei Monti Lepini. Sabato proprio una di quelle famiglie ha tentato a più riprese di occupare una casa popolare disabitata da qualche tempo, un’azione sventata solo dagli interventi delle pattuglie della Polizia.

A destare sospetti è stata, prima di tutto, l’ostinazione con la quale negli ultimi mesi hanno protestato tutte le famiglie provenienti dalla Georgia che si sono viste assegnare un alloggio in una struttura ricettiva di Norma. Dopo le prime sistemazioni più comode, in vere e proprie case individuate dalla Prefettura, il fenomeno migratorio ha fatto registrare un’impennata di arrivi proprio dalla nazione caucasica, tradendo l’esistenza di un’organizzazione dietro ai viaggi mirati da Tbilisi a Latina: potendo garantire su un supporto logistico, le famiglie dei richiedenti silo politico hanno iniziato a inscenare proteste quando la Prefettura aveva terminato la disponibilità di appartamenti e case indipendenti, offrendo soluzioni in strutture alberghiere, comunque di buona qualità.

Sabato quindi sono emerse le reali intenzioni di alcuni di questi profughi: probabilmente mal consigliati, pensando di approfittare della protezione internazionale, due coniugi georgiani, con i figli minori al seguito, hanno cercato di occupare una casa popolare non assegnata in via Tobagi. Lui, 43 anni, in mattinata era stato sorpreso a danneggiare la porta d’ingresso dell’alloggio, tagliando la serratura con una smerigliatrice, ma l’intervento di una pattuglia della Squadra Volante ha permesso di fermarlo in tempo: portato in Questura, è stato denunciato, ma nel frattempo qualcuno ha aiutato sua moglie e i figli a completare l’azione illecita, entrando nell’alloggio. Ma un secondo intervento della Polizia ha sventato definitivamente l’intrusione, con la denuncia in stato di libertà anche per la donna, preceduta dall’attivazione di una squadra del pronto intervento dell’Ater, gestore del patrimonio immobiliare pubblico, per il ripristino della porta forzata.

A questo punto la Polizia continua a monitorare il fenomeno per valutare la presenza di un’organizzazione criminale capace di supportare i profughi, abbastanza radicata da individuare persino case popolari libere in contesti residenziali defilati come appunto via Tobagi.

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