Il caso
01.03.2025 - 08:40
La decisione adottata da una nuova sezione del Tribunale del Riesame, in merito alla legittimità del sequestro del centro commerciale all’angolo tra via del Lido e la statale Pontina, non soddisfa il pubblico ministero Giuseppe Miliano che ha depositato, nei giorni scorsi, un nuovo ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione che già una prima volta gli aveva dato ragione sulla tenuta delle esigenze cautelari e aveva annullato la prima decisione del collegio dei giudici del capoluogo pontino in materia di misure cautelari reali. Secondo il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, che nel frattempo si è conclusa col rinvio a giudizio dei quattro indagati, c’erano i presupposti per adottare i sigilli applicati nel gennaio dello scorso anno dal giudice per le indagini preliminari.
La prima valutazione del Tribunale del Riesame non si era limitata ad annullare il sequestro, ma aveva letteralmente smontato l’inchiesta, con una decisione che si è rivelata però essere erronea, oltre a valutare solo una parte del quadro indiziario costruito sulla base delle indagini dei Carabinieri Forestali del Nipaaf per contestare la lottizzazione abusiva e le violazioni in materia paesaggistica. Dopo un primo ricorso del pubblico ministero Miliano, infatti, la Suprema Corte aveva bocciato sonoramente la valutazione dei giudici del Riesame, riconoscendo tutti gli illeciti ravvisati nel corso dell’inchiesta, oltre a disporre una nuova valutazione del sequestro da parte del Tribunale di Latina, per opera di una sezione diversa rispetto alla prima decisione.
Quindi i giudici chiamati a riesaminare la legittimità del sequestro non hanno potuto fare altro che prendere atto della decisione della Cassazione, perché i giudici specializzati in materia di urbanistica erano stati molto dettagliati, riconoscendo in toto la tenuta della tesi del pubblico ministero Giuseppe Miliano, a partire dal fatto che a fronte di un progetto unitario, l’imprenditore aveva chiesto e i tecnici comunali del Suap gli avevano permesso che venissero rilasciati titoli edificatori per la realizzazione di tre medie strutture di vendita, in maniera tale che venisse aggirata la normativa, ossia che non venisse applicata la procedura prevista per i centri commerciali. Peccato che in seconda valutazione, il Tribunale del Riesame non abbia riconosciuto la necessità di confermare il sequestro, di fatto perché l’opera è ormai terminata ed è entrata in funzione, ovvero non è stato «compiutamente individuato il presupposto del periculum in mora».
Tema questo che il pubblico ministero Giuseppe Miliano ha puntato a smontare, prima di tutto evidenziando come il cantiere non fosse ancora concluso al momento del sequestro, ravvisando appunto quel periculum in mora. Un anno fa infatti non era ancora stata dichiarata la fine dei lavori, ovvero la proprietà ci aveva provata, ma a negargli questa possibilità era stato lo stesso ex dirigente del Suap che ora si ritrova a processo, perché nel frattempo era emerso che due dei tre passi carrabili, quelli realizzati su via Ferrazza, la complanare della Pontina, erano stati realizzati violando le norme del codice della strada e il gestore Anas, interpellato in ritardo, non li aveva autorizzati.
Condizione che continua a verificarsi tuttora, visto che vengono utilizzati altri due accessi non regolari, di fatto mettendo in dubbio la legittimità delle licenze commerciali autorizzate dall’attuale dirigente del Suap. Del resto gli stessi giudici del Riesame hanno valutato che i titoli unici erano stati concessi all’epoca dal Suap «sul falso presupposto che fossero state rilasciate le autorizzazioni definitive per gli accessi carrabili al realizzando edificio da parte degli Enti proprietari delle strade interessate, quando in realtà erano stati emessi solo meri nulla osta provvisori per il cantiere».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione