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Il decreto pubblicato l’altro ieri

Aprilia, quel Comune allo sbando: la relazione del ministro

L'atto del ministro Piantedosi è una dura critica agli uffici comunali delle amministrazioni Terra e Principi

Aprilia, quel Comune allo sbando: la relazione del ministro

L’inchiesta dell’Antimafia di Roma culminata nell’operazione «Assedio» ha portato alla luce un «sistema di malaffare, gestito dal sodalizio apriliano, che si è insinuato nel Comune, traducendosi nella commissione di una serie di illeciti volti all’acquisizione della gestione e del controllo di interi settori economici e all’aggiudicazione «privilegiata» di appalti pubblici, questi ultimi, peraltro, offerti dall’amministrazione come corrispettivo dell’appoggio elettorale assicurato dal clan», ma il quadro invece, dell’assetto amministrativo, dell’agire degli Uffici Comunali che emerge dalla relazione che il Ministro Piantedosi ha inviato al Presidente della Repubblica allegata alla richiesta di scioglimento del Comune, è altrettanto grave.

Tra le censure più forti rivolte all’agire degli uffici di piazza Roma e piazza dei Bersaglieri, quello di aver contribuito a creare «un sistema di gestione degli appalti basato su un ricorso ingiustificato agli affidamenti diretti, molto spesso a favore delle medesime ditte riconducibili ai sodali o a soggetti ad essi contigui, in cui veniva sistematicamente omesso l’inserimento degli aggiudicatari nel portale di ANAC della Banca dati nazionale contratti pubblici, così da rendere impossibile ogni controllo successivo, e in cui le tempistiche dei pagamenti dei corrispettivi venivano ridotte in favore di quegli operatori economici».
Il Ministro dell’Interno parla di «un numero esiguo di aggiudicazioni inserite nel portale di ANAC», e del fatto che «i rapporti contrattuali intercorsi nell’arco temporale 2018 - 2024 fra il comune e diverse imprese, direttamente o indirettamente riconducibili al sodalizio apriliano, per la maggior parte delle quali le richieste di verifica della documentazione antimafia non erano state inoltrate alle competenti prefetture e sono state presentate dopo l’esecuzione della più volte citata operazione Assedio».

La relazione riporta «una generale inosservanza della normativa antimafia in materia di controlli a campione sui titoli autorizzatori rilasciati», ma si ferma anche per una considerazione sulla figura del segretario verbalizzante della commissione che si era occupata del bando per il Tpl: «Viene inoltre posta in risalto la posizione del segretario verbalizzante, il quale ha dichiarato di ignorare i fatti e di non essere stato presente al momento finale dell’attribuzione dei punteggi, in aperta contraddizione con i doveri dell’incarico assunto. Il prefetto rileva che tale vicenda appare emblematica dell’essenza del c.d. ‘comune nel comune’, che riflette il progetto voluto e realizzato dal clan apriliano, ossia la disponibilità di ‘una schiera di amministratori compiacenti, eletti con il supporto dei voti procacciati dalla cosca, posti al servizio degli interessi dell’organizzazione’».

L’altro settore sotto accusa è quello dei Lavori pubblici e Patrimonio da cui dipendevano gli alloggi popolari, poi passati, dopo il 2023, ai Servizi sociali: «Sono emerse numerose criticità connesse a situazioni di morosità diffuse protratte nel tempo e carente attività di vigilanza e controllo sotto il profilo amministrativo e contabile, finalizzate al mantenimento dei privilegi acquisiti dagli occupanti abusivi, tra cui figurano soggetti imparentati con appartenenti al sodalizio criminale».

Piantedosi riferisce di irregolarità e di opacità gestionali anche nel campo degli impianti sportivi e conclude sottolineando la necessità di sciogliere il Comune e provvedere all’«affidamento della gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtù dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa alle esigenze della collettività».

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