Il caso
29.10.2025 - 08:30
Il Tribunale di Cassino
Questa è la storia di un carnet di assegni di Poste Italiane lasciato incustodito in casa e valso il protesto ad un imprenditore ittico del sud pontino. La vicenda emerge dalla sentenza del giudice del Tribunale di Cassino Michela Grillo che due giorni fa ha ordinato la cancellazione dell’uomo M.N. residente a Ponza dal registro dei protesti, dove era stato inserito per un assegno di 394 euro utilizzato dalla madre per pagare l’assicurazione della macchina.
In realtà quell’assegno non sarebbe più dovuto essere nella disponibilità dell’imprenditore né di alcuno della sua famiglia poiché il conto postale cui era legato risultava chiuso da alcuni anni e doveva essere estinto e il carnet riconsegnato. Ad accorgersi di essere stato protestato è stato lo stesso M.N. la scorsa estate quando una società all’ingrosso di trasporto del pesce di era rifiutata di scaricare la merce e di accettare pagamenti proprio in considerazione del protesto iscritto presso la Camera di Commercio di Roma. E’ cominciata allora, per il tramite dell’avvocato Alessandro Parisella, la ricerca delle motivazioni e anche dell’assegno.
L’imprenditore presentò anche un esposto alla Guardia di Finanza e solo successivamente è emerso che la madre di M.N., una donna di 64 anni, aveva trovato in casa il vecchio blocchetto di assegni e ne aveva staccato uno per pagare la rata dell’assicurazione; l’assegno era tornato indietro e il titolare inserito tra i protestati. Scrive il giudice nella sentenza che «appare sussistere il fumus boni iuris, atteso che il protesto risulta essere stato illegittimamente levato da Poste Italiane spa nei confronti del titolare del conto corrente, benché estinto, anziché del firmatario dell’assegno».
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