La Rubrica - Colpi di Testa
21.05.2025 - 14:30
È stato da poco pubblicato, per la casa editrice Derive ed Approdi, un interessantissimo volume intitolato “Gli anni del Male - Quando la satira diventa realtà” (352 pagine). Il libro - ottimamente curato da Marco Canale, Giovanna Caronia ed Angelo Pasquini - ripercorre, attraverso le dirette testimonianze dei suoi “vecchi” redattori, ed il prezioso ausilio di centinaia di immagini, la storia di uno dei più irriverenti giornali satirici europei del Novecento: “Il Male”.
Quell’atipico settimanale (che venne fondato sul solco degli omologhi francesi “Hara Kiri” e “Charlie Hebdo”), tra il 1978 ed il 1982 riuscì a scuotere, sin dalle fondamenta, l’ingessato panorama editoriale del nostro Paese. Il quale, in quegli anni, stava vivendo uno dei momenti più cupi e delicati della sua storia recente. Basti infatti pensare che, solo pochi giorni dopo l’uscita del primo numero del giornale (febbraio del 1978), la vita pubblica italiana verrà sconvolta dal rapimento di Aldo Moro, e dalla brutale uccisione dei membri della sua scorta. Si legge nella bandella di copertina del libro: «La sua influenza è stata enorme e a lungo termine, non solo sul linguaggio della satira, ma anche su quello giornalistico, pubblicitario, televisivo. Coloratissimo, illustrato dai più grandi disegnatori dell’epoca, il Male è stato lo specchio di un periodo di straordinaria creatività, di eventi drammatici e di notevoli cambiamenti. È rimasto famoso soprattutto per i suoi falsi, per quegli scenari plausibili, e allo stesso tempo inverosimili, che hanno divertito e acceso l’immaginazione di centinaia di migliaia di lettori».
Ed infatti, già nel 1979, con una tiratura media di 80.000 copie, “Il Male” era addirittura il terzo settimanale più venduto d’Italia! Le ragioni del suo straordinario successo furono molteplici. In primo luogo – come osserva Pasquini – esso utilizzò il falso (giornalistico) «come strumento di critica e di demistificazione politica, e come manifestazione di insofferenza nei confronti delle ideologie dominanti» dell’epoca. E lo fece, ad esempio, con la geniale trovata di stampare finte “prime pagine” dei più famosi quotidiani e settimanali italiani (“La Repubblica”, “Il Corriere della sera”, “La Stampa”, “Il Giorno”, “Paese Sera”, “Il giornale di Sicilia”, “Il Mattino”, “L’Unità”, “Il corriere dello Sport”), e stranieri (“Bild”, la “Pravda”, “The Times”, “Trybuna Ludu”), le quali, attraverso l’escamotage di false notizie “bomba”, titoli altisonanti, e vignette sconvolgenti, improponibili, dissacranti, pornografiche e blasfeme, spesso provocarono, in molti dei suoi lettori, paura, sorpresa, sdegno ed imbarazzo; e più di qualche volta, addirittura disgusto.
Eppure, tale scandaloso modo di fare giornalismo, non impedì a personaggi celeberrimi della cultura italiana del Novecento di “collaborare” volentieri con il famoso settimanale satirico. Basti infatti pensare che Italo Calvino accettò di pubblicare, in anteprima assoluta, il primo capitolo del suo nuovo romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore”; che Umberto Eco e Leonardo Sciascia si prestarono ad organizzare alcune delle sue pagine, e che Alberto Moravia si concesse per una lunga intervista (seria).
Il primo, clamoroso falso pubblicato da “Il Male”, fu quello dell’edizione straordinaria della prima pagina de “La Repubblica” del 30 maggio del 1978. Sul fac simile di essa, riprodotta in maniera assolutamente credibile, e che era allegata al settimanale satirico, si leggeva un titolo inquietante: “Lo Stato si è estinto. Il Presidente Leone lascia precipitosamente il Quirinale. Chiusi Camera e Senato. Oltre 250.000 agenti dell’ordine disoccupati. La Magistratura e l’Esercito non esistono più. Agitazioni e paura tra i parastatali. Scuole chiuse a tempo indeterminato”. L’effetto mediatico di quella geniale iniziativa editoriale fu deflagrante. La maggior parte di coloro che ebbe modo di vederla capì immediatamente che era un falso. Ma più di qualcuno cadde nel tranello. Eugenio Scalfari – che de “La Repubblica” era all’epoca il direttore – telefonò immediatamente per protestare in maniera veemente e sdegnata contro la goliardica trovata, che metteva in cattiva luce il suo prestigioso quotidiano. Scalfari, a quanto viene raccontato nel libro, venne di fatto preso in giro, e, assai irritato, promise di presentare una querela contro i responsabili. La minaccia a dire il vero non ebbe alcun esito, in quanto – probabilmente confortati dall’eco mediatica che aveva avuto l’irriverente iniziativa, e dalla notevole impennata delle vendite del settimanale, che era stata riscontrata in tutta Italia – i redattori del “Il Male” continuarono nella loro giocosa ed imperterrita opera di mistificazione della realtà, prendendo di mira senza alcuna remora politici, prelati, imprenditori, personaggi dello spettacolo, istituzioni, forze dell’ordine e uomini comuni senza alcuna distinzione o censura. Si legge infatti nel libro: «Il Male ha trattato le più importanti personalità politiche dell’epoca come delle grandi maschere di una commedia dell’arte».
Altra memorabile trovata giornalistica fu quella che venne architettata il 25 giugno del 1978, quando, simulando in maniera assai credibile la prima pagina de “Il corriere dello sport”, a nove colonne si annunziava l’annullamento dei mondiali di calcio che si stavano concludendo in Argentina, e ciò perché i calciatori olandesi (che ci avevano appena sconfitto “in semifinale”), erano risultati “tutti drogati”. Incredibilmente visionaria fu invece la (finta) pagina di mercoledì 1° aprile 1981 de “Il Mattino”, che profeticamente anticipava (quarant’anni prima…), l’introduzione di una specie di “reddito di cittadinanza”, comunicando l’approvazione, da parte del Parlamento Europeo, di una norma che garantiva “ottocentomila lire al mese per senza tetto e disoccupati”!
Tuttavia la trovata certamente più celebre di tutte fu – senza alcun dubbio – quella datata 3 maggio 1979; allegati alla copia del settimanale, infatti, c’erano le “prime pagine” (ovviamente farlocche) di alcuni quotidiani nazionali italiani, le quali rivelavano la clamorosa notizia dell’arresto di Ugo Tognazzi, sospettato di essere il capo delle “Brigate Rosse”. A corredo dello scoop c’erano anche alcune fotografie, che ritraevano il celebre ed insospettabile attore, in manette, circondato da alcuni carabinieri, mentre veniva portato fuori dalla sua villa di Velletri per essere condotto in carcere. La messa in scena fu organizzata nei minimi particolari. Tognazzi – noto per il suo spirito goliardico – si prestò volentieri all’iniziativa, e si giustificò poi, in occasione di un’intervista, rivendicando orgogliosamente il suo “diritto alla cazzata”. Fu, quello, un sublime esempio di “tragico” che incontrava il “comico”. Una geniale trovata da commedia dell’arte. Che giocava, senza troppa cautela, con una delle pagine più drammatiche e dolorose della storia recente del nostro Paese. Le irriverenti iniziative editoriali de “Il Male” furono più volte oggetto, nel corso degli anni, di denunzie giudiziarie, che in parecchi casi determinarono il sequestro delle sue copie in tutte le edicole. Tuttavia, tali tentativi di imbavagliare lo spirito satirico che esso incarnava, non fecero altro che amplificarne la fama, anche a livello internazionale. Tanto è vero che esso fu di gran lunga il giornale più sequestrato del dopoguerra.
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