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Il caso di pedopornografia

«Lo scout? Le vittime sono solo i minorenni»

Dal Centro Antiviolenza il garante Monica Sansoni conforta i familiari dei minori dopo la perizia psicologica sull’imputato

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«La diffusione sulla stampa delle espressioni riportate nella perizia che evidenziava “un quadro caratterizzato da vulnerabilità psicologica significativa”, ha destato agitazione nelle famiglie delle vittime anche se non va ad incidere in alcun modo sulla imputabilità e sulla capacità dell’imputato». Dal Centro Antiviolenza per Adolescenti e Minori vittime di reato arrivano alcune puntualizzazioni del garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio, Monica Sansoni, insieme all’avvocato Pasquale Lattari, per confortare e rassicurare i familiari dei minori coinvolti nel caso di pedofilia che vede protagonista il 19enne Simone D.P., l’assistente capo scout del Gruppo Terracina 3 arrestato lo scorso 2 agosto, dopo un’indagine partita dalla denuncia di due genitori, per pornografia minorile, violenza sessuale, estorsione, atti persecutori e detenzione di materiale pedopornografico.

L’ammissione al giudizio abbreviato con udienza fissata il prossimo 4 giugno di una perizia psicologica presentata dalla difesa del 19enne, in cui tra l’altro si è evidenzia “un quadro caratterizzato da vulnerabilità psicologica significativa”, sta tenendo in apprensione tutte le persone legate alle vittime - quattro minori di età compresa tra 10 e 16 anni - che temono il peso che potrebbe avere la perizia stessa in sede processuale.

«Qui le vittime sono solo i minorenni - spiegano Sansoni e Lattari -. Nel tempo abbiamo assistito alle più svariate motivazioni personali e psicologiche addotte dagli imputati nei vari procedimenti, spesso nonostante prove ed elementi evidenti circa la responsabilità, a pretesa giustificazione delle loro condotte. Vulnerabilità psicologica, orientamento sessuale, addirittura stress o abusi a propria volta subìti. Ma le determinazioni e le azioni del violento e del pedofilo sono sempre libere e volontarie e in nessun caso la persona è indotta o costretta in modo automatico, o determinato dal proprio status psicologico, a compiere tali reati contro minori ed adolescenti. La persona è e resta sempre libera di scegliere di compiere anche le azioni più abiette, ed è sempre libera di scegliere di evitarle. Tant’è - concludono Sansoni e Lattari che invitano sempre le vittime di abusi a denunciare senza remore - che in tutti i casi trattati queste motivazioni personali psicologiche addotte sono risultate vane nei giudizi ai fini dell’accertamento della responsabilità penale dei vari imputati. Anzi, in alcuni casi sono risultate delle aggravanti».

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