Il caso
26.03.2025 - 07:30
Il sopralluogo dei poliziotti della Squadra Mobile a casa di Paolo Celani la mattina dell’agguato a colpi di pistola
Prima che arrivassero le dichiarazioni dettagliate del collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto a fare chiarezza sull’agguato costato la vita a Paolo Celani, già i primi pentiti Renato Pugliese e Agostino Riccardo avevano dato delle indicazioni utili a inquadrare l’episodio, sebbene ritenute insufficienti per sostenere una nuova inchiesta.
In particolare Pugliese aveva fornito un particolare che coincide con la versione dei fatti narrata dal suo ex sodale, poi diventato genero di Ferdinando Ciarelli detto Furt, anticipando che a commissionare ai Ranieri il ferimento a colpi di pistola consumato la notte di martedì 11 gennaio 2010 era stata Giulia De Rosa detta Cipolla. Non era a conoscenza del movente della spedizione punitiva, ma ricordava di avere saputo che c’era stato un pagamento di 20.000 euro per assoldare la famiglia che poi si era occupata del regolamento di conti.
Secondo i magistrati della Procura di Latina, i pubblici ministeri Giuseppe Miliano e Martina Taglione, le rivelazioni di Renato Pugliese non possono avere valenza probatoria perché il collaboratore di giustizia, comunque attendibile, non è stato in grado di rivelare la fonte delle sue informazioni, limitandosi a spiegare di averlo appreso dalla “strada”. Eppure le sue parole sono convergenti rispetto alle dichiarazioni di Pradissitto, in maniera genuina visto che i due non sono entrati in contatto e soprattutto non hanno avuto modo di leggere l’uno i verbali degli interrogatori dell’altro. Comunque ciò che Pugliese ha detto viene inserito comunque agli atti dell’ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari Mara Mattioli ha motivato la custodia cautelare in carcere per Marco Ranieri e Giulia De Rosa.
«Le circostanze non le so, so che c’era un diverbio con Giulia De Rosa, c’è stato - spiega appunto Pugliese parlando dell’omicidio di Paolo Celani - so che Giulia De Rosa ha messo... aveva messo... e che c’era anche giorno, la mamma dei Ranieri, non ricordo il nome però frequentava spesso casa di Giulia... 20.000 euro per spararlo, poi credo ucciderlo, doveva essere fatto dai figli di... diciamo da Manuel e Mirko Ranieri. Poi questa persona è morta, quindi probabilmente qualcosa sarà successo visto che gli hanno sparato».
Una versione non riscontrabile, che coincide però con quanto raccontato da Pradissitto, che indicava Giulia Cipolla come mandante dell’agguato, per un orologio Rolex d’oro conteso che suo figlio aveva dato in pegno a Celani per ottenere droga da lui e quest’ultimo non aveva voluto restituire. Certo, una somma importante, forse anche superiore al valore dell’orologio stesso, ma si trattava di un oggetto appartenuto al padre Franco De Rosa e soprattutto la mancata restituzione rappresentava un affronto. Dopo tutto, spiega Pugliese, per Giulia De Rosa 20.000 euro «non erano niente», lasciando intendere che aveva una buona disponibilità di denaro e non era solo una questione di soldi.
Pugliese insisteva oltretutto che Giulia De Rosa fosse «molto scaltra per queste cose» avendo pensato che i figli di Ranieri fossero i soggetti giusti per il regolamento di conti perché all’epoca sconosciuti negli ambienti criminali. Erano ancora adolescenti all’epoca dei fatti, ma questa tesi sembra trovare conferma nelle conversazioni intercettate in carcere durante gli incontri tra Marco Ranieri, ristretto per l’arsenale che gli fu trovato nelle ore successive al ferimento di Celani, e la sua famiglia: all’inizio di aprile del 2010 è proprio il figlio maggiore, all’epoca ancora adolescente, a contestargli la scelta di non mandare lui al suo posto a compiere l’agguato, perché avrebbe pagato con pochi anni di detenzione essendo ancora minorenne.
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