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Damiano Coletta, il candidato che restringe il campo

L'ex sindaco è il nome che il Pd ha finito per inseguire al prezzo del distacco degli ‘altri'

Damiano Coletta, il candidato che restringe il campo

Dal campo largo al campo ‘stretto'. Si prefigura così per ora lo spazio di proposte e di azione del centrosinistra in vista delle primarie costruito nell'ultimo mese da Pd, Lbc e dal movimento Latina 2032, uno spazio ridotto a tre azionisti e mancante di molte forze politiche, alcune perse per strada nel passaggio dalla seconda consiliatura ad oggi, come il movimento 5Stelle o Fare Latina della Muzio, e altre che non hanno intenzione di accostarsi per il momento e aspettano il risultato del voto di coalizione, come il Terzo Polo. Eppure molti dentro la coalizione, a cominciare proprio dal neoacquisto del Pd Valeria Campagna, avevano spinto sulla necessità di aprirsi al dialogo «che dovrebbe essere esteso - aveva detto - anche al M5S Latina e Terzo Polo Latina e ad altri partiti e movimenti di sinistra, centrosinistra e dell'area riformista». Ma il grande problema in questa fase per l'area riformista sembra essere proprio l'ex sindaco Damiano Coletta, il candidato che il Partito Democratico ha finito per inseguire e portare, sì, sulla strada del proprio metodo, ma al prezzo dell'allontanamento degli ‘altri'. Già nel primo incontro che ci fu tra le parti un paletto su Coletta era stato messo dal M5S che aveva espresso l'intenzione di optare per un candidato a sindaco che non poteva essere l'ex sindaco e riconoscibile in alcune caratteristiche precise, come quella di essere donna e di essere una figura nuova per la politica.

Paletti anche dal Terzo Polo, la formazione composta da Azione e Italia Viva che ha iniziato a lavorare su un progetto che ha avuto come prima certezza la discontinuità con il passato, quello delle destre e quello della gestione di Coletta. Da queste certezze quella coalizione sta costruendo un percorso con un potenziale proprio candidato rivolgendosi all'area dei moderati, ma con l'idea di creare a Latina un terzo polo in netta discontinuità con il passato. «Noi non faremo parte di alcuna grande coalizione di centro sinistra, che tenta la riproposizione di un cosiddetto campo largo mai realmente nato - aveva spiegato il segretario di Azione Torselli - ma siamo aperti al dialogo su tutti i fronti politici di quei movimenti, partiti e associazioni, disponibili a condividere questa discontinuità accompagnata da progettualità ed idee credibili». E' evidente che tutto potrebbe essere rimesso in discussione dal risultato delle primarie e dal nome che uscirà dalle urne di coalizione, ma è già chiaro in questa fase come inseguire Lbc sia stata una mossa, da parte del Partito Democratico, che restringe e non allarga il campo progressista allontanando altri potenziali alleati. Un paradosso, se si pensa che proprio il Pd è riuscito ad attingere a Lbc la sua forza migliore e più rappresentativa, Valeria Campagna, chiudendo il cerchio ma trovandosi poi a dover gestire il ripensamento di Coletta sulle primarie. Un ripensamento che ha costretto il partito di Sarubbo a fare scelte diverse e a optare, al prezzo di alcuni malumori interni, per il candidato unico. Insomma a latere della soddisfazione espressa dai vertici per il metodo di condivisione e partecipazione (giusto) dettato a Lbc, la sensazione è che il Pd il ‘guaio' alla fine se lo sia cercato da solo scontando sul campo la defezione di altri partiti, ma anche la possibilità di dover sostenere l'ex sindaco, nel caso la spuntasse alle primarie, per la seconda volta e dopo due consiliature deludenti.

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