In Consiglio
08.10.2024 - 10:30
E’ meglio portare avanti un progetto nato male, incompleto e che rischia di mettere a rischio l'ecosistema ambientale o è meglio ripartire da zero con uno studio del litorale non circoscritto a un solo tratto, ma che valuti benefici e ripercussioni su tutta la costa? Attorno a questo quesito e a questa riflessione venuta fuori dall'intervento della consigliera del Pd Daniela Fiore si è alla fine concentrato il nodo più importante del consiglio comunale di ieri, chiesto dalle opposizioni per discutere sull'erosione costiera alla luce dell’archiviazione della procedura di Via disposta dalla Regione Lazio per il progetto di ripascimento della costa tra Foce Verde e Capoportiere da 5,5 milioni di euro messi a disposizione dal Cipe, archiviazione causata dalla mancata presentazione da parte del Comune della documentazione integrativa necessaria.
A fornire chiarimenti ai consiglieri il tecnico progettista Guglielmo Migliorino che ha ripercorso le ragioni dell'archiviazione legata a una carenza progettuale relativa alla obbligatoria manutenzione da effettuare con il ripascimento morbido (la sabbia) laddove le opere rigide finiscono, ovvero da Capo Portiere a Rio Martino.
Per individuare le cave sottomarine di sabbia necessaria serve uno studio da 620mila euro, cui va aggiunto circa un milione di euro per la movimentazione annuale delle sabbie. L’altro punto importante è che il Comune guidato dall'allora seconda giunta Coletta autorizzò il progetto con le barriere soffolte che i tecnici hanno stimato in 28 milioni complessivi, costi lievitati a causa del tratto interessato e dei fondali più profondi che non erano stati considerati nello studio di fattibilità.
«Abbiamo un litorale in decomposizione – ha detto Migliorino - perde ogni anno mediamente circa 40mila metri cubi di sabbia, il nostro intervento aveva un limite economico e geografico definito che permetteva il ripascimento di dieci metri dall'attuale linea di costa, la Regione ha archiviato chiedendo come intenderemo manutere queste opere tenendo in sicurezza il resto della costa. Va coinvolta con più forza la regione per individuare una road map approvativa». Da parte sua l'assessore Addonizio ha spiegato che l’amministrazione si è trovata ad ereditare questo progetto e a dargli seguito in giunta a novembre 2023 e che «ci aspettavamo che ci fossero i successivi problemi e le integrazioni da fare» che oggi il progetto «implica uno studio che prevede un anno di lavori e va oltre il termine di dicembre 2025» e che «abbiamo interloquito con la Regione, ma è stata sempre sorda alle nostre istanze. Non è possibile che ogni singolo comune debba provvedere singolarmente a un lavoro del genere sulla costa da Capo d’Anzio al Circeo, è inutile litigare sulle responsabilità, bisogna fare fronte comune in Regione perché si interessi alla nostra costa». Nella seduta ha colpito nel segno la provocazione della consigliera del Pd Fiore: «O si fa uno studio organico per la tutela della costa, oppure a me perdere 5 o 28 milioni non interessa, questa è una responsabilità che l’amministrazione deve mettere in campo. Il ripascimento rigido agisce in maniera irreversibile. Cosa consegneremo ai nostri figli? Una marina devastata? Ripartiamo daccapo, ricominciamo a studiare, parliamo con la Regione».
Concordi con lei Alessandro Porzi della Lista Celentano («è meglio pensare a un futuro reale e a una tutela per la marina») e il leghista Roberto Belvisi: «Piuttosto che fare un progetto frettoloso e fatto male - ha detto - conviene ripensarlo, sono per il ripascimento morbido e auspico ci siano interventi meno impattanti del solo pennello. Più che una delibera di giunta ci sarebbe voluto, poi, un passaggio in consiglio». La seduta si è chiusa con l’impegno a portare il tema nelle sedute competenti e gli assessori hanno spiegato che ora si dovrà indire una conferenza dei servizi mentre già domani partirà l’intervento minimo di ripascimento morbido da 200mila euro per tamponare l’inverno, con sabbia posizionata sul piede della costa.
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