Il suo bozzetto ha suscitato moltissime reazioni. I cittadini sui social network si sono scatenati, quasi tutti criticando l'idea. Ma l'opera dell'artista Pasquale Basile, ideata su richiesta del sindaco Nicola Procaccini, in memoria del maggiore Gabriele Orlandi, pilota morto il 24 settembre dello scorso anno sull'Eurofighter finito in mare, ha una sua genesi, parte da un sentimento umano, l'angoscia per una gravissima perdita umana, e si trasfigura nel mito. Gli uomini dell'Aeronautica militare di Pratica di Mare, colleghi del 31enne di Cesena, l'hanno vista e condivisa. Basile, sentito al telefono, ci svela subito un fatto: «C'ero anche io il giorno della tragedia. Ho provato una profonda tristezza per l'accaduto. Siamo di fronte a una perdita umana».

Come nasce questa opera?
«Io ho esorcizzato questa morte riferendomi al mito che per me, che sono siciliano, è molto importante. Forse Gabriele non si è reso conto di volteggiare sul mare del mito, sul mare di Circe. Lui, moderno Ulisse, non ha resistito al canto delle Sirene ed è stato attratto dal loro abbraccio mortale. E dall'abbraccio mortale è risorto».

L'uomo che supera il limite umano. Come viene raffigurato nell'opera?
«Il giovane pilota, dopo aver superato i limiti con il suo mezzo meccanico, è risorto come semidio, accanto a Circe. La parte posteriore con gambe corazzate, mano, e spada per dare il senso dell'umano sacrificio nella difesa dei propri valori, la parte centrale con ali e vele sovrapposte per dare l'idea della continuità e del movimento e parte anteriore con il corpo e la testa alata nell'atto di riemergere e riprendere il volo, protesto verso il mare di Circe».

Cosa pensa delle critiche di alcuni cittadini?
«Credo che un disegno che ancora non è diventato scultura non possa essere giudicato affrettatamente».

La critica del saggista e poeta Dante Maffia

Una nota critica all'opera di Pasquale Basile, è arrivata dal noto scrittore, saggista e poeta Dante Maffia

«Di Pasquale Basile si sono occupati i maggiori critici contemporanei e hanno detto della sua arte che siamo al cospetto di uno scultore geniale che sa dare alle sue opere l'anima, ma anche i riflessi della inquietudine odierna, pur restando legato a esperienze che affondano la loro forza e la loro bellezza tra i grandi del passato. C'è, nel fare di Basile, la tensione umana che sempre illumina il suo cammino e diventa occasione per realizzare un rapporto unico tra sé e il soggetto, in modo che tutto diventi perenne colloquio, senso del divino che si coagula e prende forma. E' per questo che ogni creazione acquista subito un senso nuovo e dinamico che si può percepire nella sua interezza e nella vastità della sua dimensione soltanto se si è disposti e porsi in silenzioso ascolto delle forme. La prova lampante di queste affermazioni è l'"Uccello di fuoco" che lo scultore ha realizzato per Terracina. Ci si soffermi a guardarlo nel suo espandersi direi in tre direzioni, anche se poi quella che fa sentire la bellezza dello slancio è posta verso il mare di Circe».

«Basile ha messo, in quest'opera, una carica di poesia molto potente e in effetti non passa inosservata, anche per le dimensioni, 230 x 190. Che cosa ha voluto significare nella tensione delle forme? Che cosa ha voluto sintetizzare se non la necessità di un condottiero ideale che le domina, non per sacrificarle o limitarle, ma per far sentire la potenza della bellezza, e per spargere come un seme infinito l'idea di difesa dei nostri ideali. Del resto era necessario sottolineare la difesa degli ideali perché il monumento deve rappresentare Gabriele Orlandi e tutti i caduti dell'aeronautica militare e quindi bisognava non restare nel recinto delle vaghezze, ma entrare nella dimensione spirituale dei gesti e dei sacrifici di giovani che si sono immolati per amore. Vorrei sottolineare che ancora una volta Pasquale Basile mette in atto, con un eccellente risultato estetico, il bronzo a due facce, cioè un lavoro bifocale che lo ha visto agire dall'una e dall'altra parte, evitando la specularità che sarebbe stata quasi una ripetizione di troppe cose già viste. Ciò rende ancor più prezioso e ricco questo lavoro che non esiterei a definire emblema di un volo disegnato dal vento e accompagnato dalla inquietudine del mare».

«Si badi che, pur restando nell'ambito della mitologia, Pasquale Basile non ha cincischiato con le suggestioni ormai logore e alle quali siamo abituati da secoli. Ha impresso un nuovo incanto all'insieme, tanto che al visitatore viene immediatamente voglia di volare con l'Uccello, di tendere verso le magie di Circe».

«Oggi autori così attenti a saper comporre opere scultoree uscendo dalla maniera e dalle solite atmosfere sono rari. Basile perciò merita un grande applauso perché si tratta di un lavoro poetico che, come diceva il vate, "vince di mille secoli il silenzio"».